La vita
Aurelio Agostino (354-430) studia a Madaura, Tagaste e Cartagine, seguendo il curriculum classico preparatorio alla carriera di retore. Giovanissimo, ha un figlio, Adeodato, dalla donna con cui convivrà fino alla conversione. A diciannove anni la lettura dell'Hortensius di Cicerone, opera oggi perduta, lo convince a cercare la sapienza. Deluso dal linguaggio poco raffinato delle Scritture, aderisce alla setta dei manichei. Insegna retorica a Tagaste e a Cartagine (373-383), finché ne ottiene la cattedra a Roma e subito dopo a Milano.
Durante il soggiorno milanese (384-387) Agostino matura l'abbandono del manicheismo e la conversione al cristianesimo. La predicazione del vescovo Ambrogio e la lettura di alcuni "libri di platonici", tra i quali Plotino e Porfirio, lo aiutano a comprendere la lettura allegorica della Bibbia e l'esistenza di un mondo intelligibile, quindi a superare la diffidenza per le Scritture e le riduzioni materialistiche e scettiche. Subito dopo la decisione di convertirsi, abbandona la professione di retore e intrattiene dibattiti filosofici con alcuni discepoli, pubblicati in forma di dialoghi: Contra Academicos (confutazione dello scetticismo attraverso la certezza dell'autocoscienza anche nel dubbio, poiché "se sbaglio, sono"); De beata vita (sulla ricerca della verità che conduce alla felicità); De ordine (sull'ordine provvidenziale che tutto governa); Soliloquia (sull'anima e su Dio). Ritornato a Milano per ricevere dalle mani di Ambrogio il battesimo (aprile 387), nel 388 Agostino scrive il De magistro, dialogo che analizza le possibilità di comunicazione del linguaggio e conclude sulla necessità di seguire il maestro interiore per apprendere la verità.
Nel 390 torna in Africa, riceve l'investitura sacerdotale (391) e viene eletto vescovo di Ippona (395).