Max Horkheimer e la scuola di Francoforte
La scuola di Francoforte è la denominazione di un gruppo di intellettuali di varia formazione (economisti, sociologi, storici, filosofi, psicoanalisti) che negli anni '20 collaborano con l'Istituto per la ricerca sociale di Francoforte. Nel 1931 il filosofo Max Horkheimer (Stoccarda 1895 - Norimberga 1973), viene nominato direttore dell'Istituto. All'avvento del nazismo Horkheimer riorganizza l'Istituto presso la Columbia University di New York.
Le vicende storiche che caratterizzano l'epoca contemporanea (l'avvento del fascismo e del nazismo, l'esito repressivo del comunismo sovietico e del capitalismo, lo sviluppo della società industriale avanzata) sono i temi costanti della ricerca sociale della scuola di Francoforte, che utilizza in modo critico e antidogmatico i contributi della filosofia di Hegel, di Marx e della psicoanalisi di Freud. Il contributo fondamentale della scuola è una teoria critica della società contemporanea (Horkheimer e Marcuse, Teoria tradizionale e teoria critica, 1937) insieme dialettica e totalizzante, nel senso che evidenzia le contraddizioni della società con l'intento di trasformarla in base all'ideale di una "comunità di uomini liberi". Nell'Eclisse della ragione (1947) Horkheimer denuncia lo smarrimento della ragione "oggettiva o classica", che voleva giungere alla natura delle cose, e l'avvento della ragione "strumentale", d'origine empiristica e illuministica, la quale ha tradito l'originaria istanza emancipativa e si è rovesciata in strumento di dominio dell'uomo sull'uomo. In Teoria critica della società (1968), indaga con gli strumenti della psicologia e della psicoanalisi i meccanismi del consenso e della formazione dell'opinione pubblica manipolata dai sistemi di propaganda. Il fascismo è indicato come forma implicita del capitalismo moderno e della civiltà tecnologica, che ha prodotto una società amministrativa, governata dalla burocrazia, senza autonomia per il singolo. Vedendo venir meno la possibilità di una reazione all'integrazione capitalistica nella società opulenta postbellica, Horkheimer assume un atteggiamento di pessimismo metafisico, pur aprendo uno spazio critico al rinvio alla trascendenza (La nostalgia del totalmente altro, 1970; La società di transizione, 1972).