Il dibattito interno al marxismo: <br/>revisionismo e ortodossia
A cavallo fra '800 e '900 si accende, all'interno del marxismo, un vivace dibattito teorico fra i sostenitori delle tesi riformiste, o revisioniste, e i cosiddetti ortodossi. Esponente di spicco del revisionismo è il tedesco Eduard Bernstein (1850-1932), amico e collaboratore di Engels, che respinge la previsione di Marx, ormai ampiamente smentita dai fatti, del crollo del sistema capitalistico sotto il peso della crescente pauperizzazione del proletariato e della proletarizzazione della piccola borghesia. Dal punto di vista politico sostiene, in alternativa alla lotta di classe rivoluzionaria, una strategia di riforma sociale all'interno delle istituzioni dello Stato democratico-borghese.
Questa impostazione revisionista viene criticata duramente in particolare da Karl Kautsky (1854-1938), il massimo teorico della dottrina marxista ortodossa, che si pone in modo radicalmente diverso rispetto alle teorie di Bernstein, sostenendo che la struttura classista della società capitalistica rende impossibile la fine dello sfruttamento del proletariato, e che perciò il passaggio dal capitalismo al socialismo deve attuarsi mediante la dittatura del proletariato (La dittatura del proletariato, 1918), concepita, però, all'interno delle strutture dello stato democratico.