Lo stoicismo
È la scuola filosofica ellenistica fondata ad Atene da Zenone di Cizio (333-263 a.C.), sviluppata da Cleante (330-233 a.C.), portata a piena maturazione e sistematizzata da Crisippo (281-208 a.C.). Nei secc. II e I a.C. si parla di mediostoicismo perché lo stoicismo rinasce grazie a Panezio (185-110 a.C.) e Posidonio (135-51 a.C.), che attenuano certe asperità dell'etica e assumono su molti punti posizioni eclettiche.
La filosofia stoica si occupa di logica, di fisica e soprattutto di etica e si fonda complessivamente sul concetto di lógos (ragione insita nelle cose), inteso come principio veritativo in logica, cosmologico in fisica e normativo in etica.
La logica stoica
La logica per gli stoici è divisa in dialettica e retorica; la dialettica si occupa sia dei modi in cui si forma la conoscenza, sia delle regole formali secondo cui si sviluppa il ragionamento. L'anima è una tabula rasa che acquista le conoscenze per l'impulso originario della sensazione, la quale si imprime sugli organi di senso e poi passa all'anima sotto forma di alterazione, o impronta materiale, dando luogo a una rappresentazione. L'anima giudica con la sua parte razionale ogni singola rappresentazione e dà il suo assenso solo a quelle che sono particolarmente chiare ed evidenti: si hanno così quelle che gli stoici chiamano rappresentazioni catalettiche (letteralmente: comprensive), le quali servono da base per il processo intellettivo, che ha carattere universale. Gli stoici ammettono anche l'esistenza di anticipazioni, o "prolessi", concepite come naturali concezioni degli universali, innate nell'uomo.
La fisica stoica
La fisica stoica è materialista e si basa sull'ammissione di due principi: uno attivo, il lógos, e uno passivo, la materia. Il lógos è inteso come fuoco, o pneuma (soffio caldo), ossia come principio naturale vivificatore del mondo (essendo la vita legata al calore), ma anche come la forma delle cose, cioè come il principio che rende conoscibili, e dunque in sé razionali, le cose. Questa doppia valenza del lógos determina alcune conseguenze importanti:
1. il mondo, poiché è costituito e retto dal fuoco-lógos, subirà ciclicamente una distruzione per conflagrazione, e poi si riformerà sempre identico infinite volte;
2. il cosmo è paragonabile a un grande vivente in cui tutte le parti sono solidali;
3. il lógos (ragione), in quanto insito nelle cose, domina ogni avvenimento, sicché da un lato tutto è razionale, dall'altro tutto è rigidamente determinato;
4. il lógos stesso si configura come principio divino e quindi determina una chiara concezione panteistica.
L'etica stoica
Il principio su cui si basa la morale stoica è detto "primo istinto" e corrisponde all'istinto di autoconservazione, per cui ogni vivente ricerca ciò che giova alla sua natura e fugge ciò che le nuoce. Siccome l'uomo è essenzialmente lógos, cioè ragione, egli dovrà ricercare quello che incrementa la propria ragione, e cioè la scienza, e fuggire quello che la danneggia, cioè l'ignoranza. Il bene e il male, la virtù e il vizio vengono pertanto definiti in termini di scienza e ignoranza (intellettualismo etico), riproponendo così quella che era l'essenza del pensiero di Socrate. Inoltre gli stoici riducono il piacere a una pura eventuale manifestazione della virtù; condannano senza appelli la passione, propugnando l'apatia (assenza di passioni); negano valore etico a ogni realtà che non sia la virtù-scienza, dichiarando vita, salute, bellezza indifferenti dal punto di vista morale (cioè né beni, né mali) e "preferibili" solo da un punto di vista fisico e biologico. Tutte le virtù sono ridotte a una, la scienza dei beni e dei mali, e la virtù viene ritenuta sempre identica in tutti gli esseri razionali, uomini e dei. Gli stoici inoltre, a differenza degli epicurei, rivalutano la legge positiva dello Stato, in quanto la ritengono una diretta espressione del lógos-principio.