Il protezionismo
Il protezionismo rappresenta un orientamento delle scelte di politica economica di uno stato, tendente a ostacolare le importazioni dall'estero e la competizione internazionale al fine di tutelare gli interessi delle attività economiche nazionali. Questo obiettivo può essere raggiunto attraverso l'utilizzo di diverse misure protezionistiche. Lo strumento più tradizionale di restrizione al commercio è rappresentato dai dazi doganali, che sono imposte fissate dal governo sulle merci di importazione. Il dazio (detto anche barriera tariffaria) impone all'importatore di pagare allo stato una somma, che viene espressa generalmente come percentuale del prezzo del prodotto estero o come ammontare monetario per unità di prodotto.
Accanto ai dazi esiste una vasta gamma di politiche commerciali protezionistiche, che vengono tutte incluse nella categoria delle barriere non tariffarie. La più nota è quella dei contingentamenti che sono restrizioni quantitative sull'ammontare complessivo di determinati beni che possono essere importati in uno specifico periodo in un paese. In questo caso il paese importatore fissa un limite quantitativo al volume di importazioni, generalmente gestito attraverso licenze di importazione di ammontare prefissato. Un'altra barriera non tariffaria, che ha assunto un peso crescente negli ultimi decenni in cui l'uso degli strumenti tradizionali sopra menzionati si è ridotto, è costituita dalle restrizioni volontarie all'esportazione: in questo caso è il paese esportatore che si impegna a limitare le proprie esportazioni verso un determinato paese entro un certo ammontare. Limitazioni di questo genere, spesso non dichiarate ufficialmente, sono stabilite di solito su richiesta dei paesi importatori e sono accettate dagli esportatori per evitare altri tipi di restrizioni commerciali.
I sussidi all'esportazione sono un altro strumento attraverso il quale i governi cercano di avvantaggiare l'industria nazionale nella competizione internazionale. Essi assumono la forma di finanziamenti a fondo perduto, esenzioni fiscali, finanziamenti agevolati, accordi assicurativi o altri forme di trattamento preferenziale per le esportazioni. Tra le barriere non tariffarie sono incluse anche un insieme di regole di tipo amministrativo che discriminano i beni esteri a favore dei beni nazionali. È da ricordare che le normative nazionali connesse alla tutela della salute, dell'ambiente e della sicurezza, pur introdotte per altri scopi, possono agire in taluni casi come utile strumento di protezione dei prodotti locali. Per esempio, le norme che proibiscono l'importazione di certi prodotti alimentari sono giustificate come misure sanitarie, ma è chiaro che possono agire contemporaneamente come misura restrittiva in ambito internazionale.
•Argomenti a favore del protezionismo
I dazi o altre forme di protezionismo possono essere giustificate per sostenere lo sviluppo e la crescita di industrie nei loro primi stadi di sviluppo (infant industry argument). Questo è forse il più antico argomento a favore del protezionismo. Se la produzione di un bene è caratterizzata da economie di scala, i costi saranno elevati quando l'industria è di piccole dimensioni, ma si ridurranno al crescere dell'industria. In questo caso i paesi che sono già nel settore hanno un grosso vantaggio, mentre per un paese ai primi stadi di sviluppo è estremamente difficile competere con rivali già ben avviati. Una restrizione al commercio può proteggere le industrie nascenti dalla concorrenza internazionale finché esse non avranno raggiunto un sufficiente grado di sviluppo. A quel punto le imprese saranno in grado di produrre allo stesso livello di efficienza dei concorrenti esteri e di competere con questi ultimi senza più bisogno di misure protezionistiche. Tuttavia, prima di concludere che in questo caso lo strumento idoneo di intervento pubblico è l'introduzione di una restrizione alle importazioni, è necessario chiedersi se lo stesso obiettivo non sia ottenibile anche attraverso misure alternative di politica economica che consentono di raggiungere lo stesso risultato senza provocare distorsioni nella struttura degli scambi internazionali. Per esempio, si può offrire un sussidio diretto ai produttori nazionali, intervenendo in questo modo direttamente sulla specifica attività che si vuole incoraggiare.
•Effetti macroeconomici
È opportuno osservare che le politiche protezionistiche non modificano l'uguaglianza tra saldo commerciale e saldo dei movimenti di capitale, a sua volta uguale alla differenza tra risparmio nazionale e investimento interno. Di conseguenza, a esclusione dei settori protetti, le esportazioni diminuiscono tramite un apprezzamento del cambio, e il saldo commerciale resta invariato.