Gli scopi del fallimento
Il fallimento è una procedura concorsuale rivolta a soddisfare le ragioni di tutti i creditori (principio della par condicio creditorum) di un imprenditore in stato di insolvenza mediante esecuzione forzata sull'intero patrimonio dell'imprenditore stesso. A differenza dell'azione individuale, che ha per oggetto il soddisfacimento di un solo creditore ed è regolata dal codice di procedura civile, il fallimento tende a tutelare l'interesse di tutti i creditori ed è disciplinato dalla legge fallimentare (d.lgs. 9 gennaio 2006 n. 5, riforma organica della disciplina delle procedure concorsuali a norma dell'art. 1 comma 5, della legge 14 maggio 2005, n. 80, che modifica la precedente legge fallimentare del 1942). Un tratto particolarmente significativo della riforma risiede in un'ispirazione di fondo che tende ad abbandonare l'approccio liquidatorio, teso a sanzionare l'imprenditore insolvente eliminandolo dal mercato, e a privilegiare un nuovo approccio più attento a preservare l'attitudine dell'impresa a creare valore nell'interesse dei creditori, dei dipendenti e dell'economia nel suo insieme. Secondo un'impostazione comune anche ad altri paesi europei, le nuove procedure concorsuali tendono alla conservazione dei mezzi organizzativi dell'impresa, assicurando ove possibile, la sopravvivenza di questa e, negli altri casi, procurando alla collettività - in primo luogo agli stessi creditori - una più consistente garanzia patrimoniale attraverso il risanamento e il trasferimento a terzi delle strutture aziendali.