L'influenza di Giotto in Italia

Con l'attività di Giotto (la cui bottega era diventata un'impresa organizzata) e dei suoi scolari e seguaci, Firenze determinò praticamente il destino della pittura per tutto il sec. XIV nelle principali regioni d'Italia. Si configurò in tal modo il concetto di una scuola fiorentina portatrice di un linguaggio nuovo, volto al "naturale" nella resa plastica della figura e dello spazio. Della ricca scuola iniziata da Giotto a Firenze si ricordano Taddeo Gaddi, Bernardo Daddi e, soprattutto, Maso di Banco.

Taddeo Gaddi (1322-66 ca) fu collaboratore dell'ultima attività di Giotto e il più tipico rappresentante della scuola giottesca fiorentina. Con il maestro partecipò all'apprestamento del polittico della cappella Baroncelli in S. Croce, nella quale affrescò poi le Storie della Vergine (1332-38).

Bernardo Daddi (attivo nella prima metà del Trecento) fu seguace di Giotto, ne raccolse gli elementi chiaroscurali e narrativi negli affreschi della cappella dei SS. Lorenzo e Stefano in S. Croce a Firenze e nel trittico con la Vergine e due santi (museo degli Uffizi, 1328).

Maso di Banco fu tra i più valenti allievi di Giotto e forse suo collaboratore a Napoli (cappella di Castelnuovo, 1329-32) e a Firenze (cappella Bardi in S. Croce, 1325 ca).

Andrea di Cione detto l'Orcagna

Come architetto e scultore Andrea di Cione detto l'Orcagna, del quale si hanno notizie a Firenze dal 1343 al 1368, è noto soprattutto per il tabernacolo dell'Orsanmichele (1349-59). Nel 1357 partecipò ai lavori per la costruzione di S. Maria del Fiore a Firenze. Dal 1358 al 1362 fu capomastro dei lavori della cattedrale di Orvieto e prestò la sua opera di decoratore per il rosone e i mosaici della facciata. La sua attività pittorica è documentata fin dal 1346 con l'Annunciazione (già nella chiesa di S. Remigio a Firenze). Del 1348 sono gli affreschi in S. Croce a Firenze (Trionfo della morte, Giudizio finale), di cui restano solo frammenti. I caratteri salienti della sua pittura si colgono soprattutto nella pala con Cristo in trono e santi per la cappella Strozzi in S. Maria Novella a Firenze, dove la plasticità e i severi modi giotteschi si fondono con spunti linearistici e coloristici tratti da Maso di Banco.

La scuola riminese

Diversi artisti furono attivi a Rimini e in Romagna nella prima metà del sec. XIV. La loro opera fu caratterizzata dalla proposta di uno spazio dilatato, dal colore tenero e dalla patetica espressività delle immagini, che rivela la piena assimilazione del rinnovamento giottesco. L'attività e l'identificazione degli esponenti di tale scuola sono molto discusse. Giovanni da Rimini, attivo nella prima metà del Trecento, autore degli affreschi con Storie della Vergine, nella chiesa riminese di S. Agostino. Pietro da Rimini, di cui si hanno notizie tra il 1309 e il 1333 e a cui si devono i raffinati affreschi nella chiesa di S. Chiara a Ravenna. Infine Giovanni Baronzio (attivo prima del 1362), cui alcuni critici attribuiscono, tra l'altro, gli affreschi della cappella di S. Nicola a Tolentino (prima del 1348), notevoli per la corposità delle figure e il forte risalto compositivo.

La pittura in Lombardia

Nell'ambito della pittura in Lombardia fu decisivo il soggiorno milanese di Giotto (chiamato da Azzone Visconti) e dei giotteschi senesizzanti Stefano (attivo a Milano intorno al 1348) e Giusto de' Menabuoi (morto nel 1393 ca). Su questi esempi si sviluppò, a partire dalla metà del secolo, una scuola lombarda di pittura, che per l'attenzione ai dati di costume, il tono descrittivo, la finezza del colore e del chiaroscuro preparò il gotico internazionale . Gli esempi più significativi della scuola lombarda sono le opere di Giovanni da Milano, attivo tra il 1346 e il 1369, autore a Firenze, delle Storie di Maria nella cappella Rinuccini in S. Croce; e i cicli anonimi di Mocchirolo, Lentate, Lodi, Viboldone, Solaro.

La scuola veneziana

Nel Trecento la pittura veneziana acquistò autonomia specifica, con l'umanizzazione in senso coloristico e narrativo della tradizione bizantina operata da Paolo e poi da Lorenzo Veneziano, mentre contemporaneamente si apriva il dialogo alle esperienze della terraferma, con la chiamata del padovano Guariento (1365) a dipingere in Palazzo Ducale. Gli interventi esterni si fecero più sostanziosi agli inizi del Quattrocento, con i passaggi a Venezia di Gentile da Fabriano e Pisanello, che diedero stimolo alla particolare, festosa ed elegante stagione veneziana del gotico fiorito (Iacobello del Fiore, Giambono), che si concluse poi con Jacopo Bellini, primo a recepire l'umore dei tempi nuovi.