Ambrogio e Pietro Lorenzetti
Ambrogio Lorenzetti nacque a Siena nel 1285 ca e morì nel 1348 ca. La sua opera più antica è la Madonna col Bambino firmata e datata 1319 (parrocchiale di Vico l'Abate in Val di Pesa), dove l'artista appare vicino alla lezione di Giotto, evidente nell'esaltazione dei valori plastici e nella salda strutturalità dell'immagine, espressa nei contorni che definiscono vividi piani cromatici. L'attività di Ambrogio si svolse tra Firenze e Siena fino al 1335; dopo questa data documenti e opere ne attestano la presenza pressoché ininterrotta a Siena. Qui, allontanandosi da Duccio e da Simone Martini, egli instaurò un linguaggio italiano e popolare, capace di esprimere una ricca gamma di sentimenti umani. Nelle sue celebri Madonne (dalla Madonna del Latte dell'arcivescovado di Siena alla Madonna col Bambino di Brera, alla piccola Maestà n. 65 della pinacoteca di Siena alla Maestà del municipio di Massa Marittima), all'appassionata immediatezza si unisce una sottigliezza di indagini stilistiche e di ricerche formali inedite. Tra il 1337 e il 1339 eseguì gli affreschi con le Allegorie ed Effetti del buono e cattivo governo in città e nel contado nella Sala dei Nove del Palazzo Pubblico di Siena, opera di grande interesse non solo artistico ma anche iconografico e documentario perché Ambrogio diede per la prima volta preminenza assoluta alla rappresentazione del paesaggio, cogliendone gli aspetti più vivi e realistici e rendendolo scevro da ogni stilizzazione formale. Del 1342 è la Presentazione al Tempio (Firenze, Uffizi) e del 1344 l'Annunciazione (Siena, Pinacoteca). Ambrogio fu anche cartografo e realizzò fra l'altro il perduto Mappamondo, mappa girevole, probabilmente su pergamena, dello Stato senese, che si conservava nella sala maggiore del palazzo pubblico di Siena.
Fratello maggiore di Ambrogio, anche Pietro nacque e morì a Siena (notizie dal 1306 al 1344), dove fu attivo oltre che a Firenze, Assisi e Arezzo. La prima opera certa è il polittico della Pieve d'Arezzo (1320), dove la visione di Pietro appare sostanziata anche dal patetismo e dalla drammaticità di Giovanni Pisano. Espressioni analoghe che si ritrovano anche nella Madonna del Museo diocesano di Cortona, nel motivo del muto colloquio di sguardi tra la Madonna e il Bambino. La pala della Beata Umiltà agli Uffizi (1316 o 1341) rivela un forte ascendente giottesco. Tra il 1326 e il 1329 Pietro eseguì gli affreschi con le Storie della Passione di Cristo nella basilica inferiore di Assisi. Più tarda è forse la Crocifissione, di maggiore distensione narrativa. Del 1329 è la pala con predella per i carmelitani di Siena. Il trittico con la Natività della Vergine al Museo dell'opera di Siena (1335-42) attesta l'evoluzione di Pietro verso più complessi impianti compositivi, palesati nelle salde strutture plastiche dei personaggi inserite in uno spazio prospetticamente definito.