Italia

Verso la metà dell'Ottocento le suggestioni proposte dalla Francia e dall'Inghilterra furono accolte in Italia superficialmente e in un'accezione estetizzante che si manifestò con una predilezione per soggetti storici e sentimentali (Hayez). Un autentico momento d'interesse fu rappresentato soltanto dall'arte del lombardo Piccio e dell'emiliano Fontanesi, che appartennero al purismo, tendenza artistica di natura romantica e idealizzante, sulle orme dei nazareni tedeschi.

A partire dagli anni '60 si aprì un nuovo capitolo della pittura italiana, rappresentato dalle correnti dei macchiaioli e dagli scapigliati.

 

Francesco Hayez

Francesco Hayez (Venezia 1791 - Milano 1882) frequentò a Roma la cerchia del Canova. Nel 1820 si stabilì a Milano, dove ottenne un immediato successo col suo Pietro Rossi prigioniero degli Scaligeri a Pontremoli, che diede inizio alla lunghissima serie di soggetti storici. Hayez assurse a caposcuola del nascente romanticismo italiano. A un rinnovamento dei temi storici o letterari, ma svolti con rispetto del "vero" e del colore, si accompagnano nelle sue opere soluzioni formali ancora neoclassiche e tecnicamente accuratissime: Il bacio di Romeo e Giulietta (1823, Tremezzo, Villa Carlotta), La malinconia (1842, Milano, Brera), Il bacio (1859, Milano, Brera). La sua pittura storica fu talvolta animata da un intento politico patriottico (I Vespri siciliani, 1821, Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna; I profughi di Praga, 1830, Brescia, Pinacoteca Tosio-Martinengo). Molto significativa fu anche la sua attività di ritrattista (Manzoni, Rossini, Rosmini, D'Azeglio, Milano, Brera).

Fontanesi e il Piccio

Antonio Fontanesi (Reggio Emilia 1818 - Torino 1882) fu pittore e incisore. La sua pittura, venata di intimismo romantico, si caratterizza per una tecnica ricca di chiaroscuro, di varietà di toni e di luci (Mattino, 1855-60, Torino, Museo civico, Tramonto sull'Arno, Firenze, Galleria d'Arte Moderna e Il lavoro della terra). Importanti le sue acqueforti e litografie, caratterizzate dalle stesse ricerche di valori atmosferici perseguite nella pittura.

Giovanni Cornovali, detto il Piccio (Montegrino Valtravaglia, Luino 1804 - Caltaro sul Po 1873), si accostò presto alle forme pittoriche del romanticismo lombardo (Educazione della Vergine,1826, Parrocchiale di Almenno). Nei paesaggi (Lungo l'Adda, 1844) e nei ritratti di borghesi e aristocratici lombardi raggiunse una grande modernità di stile, annunciando così il gusto della scapigliatura (La collana verde, 1862, Milano, collezione privata; La bagnante, 1869, Milano, Galleria d'arte moderna).

 

Gli scultori Bartolini e Vela

Lorenzo Bartolini (Savignano 1777 - Firenze 1850) nonostante la sua ammirazione per i quattrocentisti non si allontanò dal programma neoclassico (ritratti di Napoleone, bassorilievi sulla Battaglia di Austerlitz per la colonna Vendôme), anche se il linearismo neoclassico veniva addolcito attraverso l'uso di luci e ombre. Molte delle sue opere più famose rientrano nell’ambito della scultura ritrattistica o allegorica (ritratto di Pellegrino
Rossi, Carità educatrice,1817-24 Firenze Galleria Pitti, La fiducia in Dio, 1835 Milano Museo Poldi Pezzoli).

Vincenzo Vela (Ligornetto Ticino 1822-1891), con la statua Spartaco (1847, Ginevra, Musée d'Art et d'Histoire) si qualificò tra i più dotati esponenti del romanticismo italiano. Visse a lungo a Torino, dove eseguì numerose opere celebrative, tra cui il monumento all'Esercito sardo. La sua produzione più tarda, di cui è esempio la sua opera più famosa (Vittime del lavoro, 1883, Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna), rivelò un'adesione al "verismo" sociale, sviluppatosi in Italia negli ultimi decenni del secolo in corrispondenza con il naturalismo francese.