Cos'è e come funziona un rigassificatore

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Cos'è e a cosa serve il rigassificatore: impianto al centro del dibattito politico. Utile per avere energia, ma considerato non sostenibile dai detrattori. Le cose da sapere.

Perché si parla tanto di rigassificatori

Con l'inflazione e la crisi energetica in corso, la questione dei rigassificatori è diventata centrale. Per quanto riguarda quello di Piombino, “essenziale, questione di sicurezza nazionale" per l’allora premier Mario Draghi, il progetto si è scontrato con il malcontento di esponenti politici, associazioni ambientaliste e cittadini. Ma alla fine è passato. E il nuovo rigassificatore galleggiante è arrivato nel porto della città toscana, in provincia di Livorno. Ma cosa è, come funziona e quanto inquina un rigassificatore? Le cose da sapere.

Cos'è un rigassificatore

Un rigassificatore è un impianto che permette di riportare una sostanza, che normalmente in natura si presenta sotto forma di gas, dallo stato fisico liquido ancora a quello aeriforme.

A cosa serve

Per consentirne il trasporto via mare all’interno di navi cisterna, il gas naturale subisce un processo di liquefazione direttamente sul luogo di estrazione, con un raffreddamento a -162 gradi Celsius e a una pressione vicina a quella atmosferica.

Una volta arrivata a destinazione, la materia prima deve essere riportata allo stato gassoso, in modo da poter essere poi trasportata via terra attraverso gasdotti. Questo permette ai Paesi non collegati ai mercati di consumo da gasdotti di esportare la materia prima, che altrimenti rimarrebbe non sfruttabile. E, a chi ne ha bisogno, di importare. Oggi, il gas copre il 30% del bisogno energetico italiano ed è destinato ad aumentare: il gas utilizzato, però, è prodotto internamente solo per un quinto, il resto è appunto d’importazione.

Le tipologie di rigassificatore

Gli impianti di rigassificazione possono essere realizzati:

  • a terra
  • in alto mare (su strutture offshore)
  • oppure su particolari navi

 

I rigassificatori non sono da confondersi con i gassificatori: quest’ultimi sono infatti impianti che, a partire da vari materiali (fra cui certi tipi di rifiuti), ricavano combustibili gassosi impiegabili per la produzione di energia.

Come funziona

Le tre tipologie di rigassificatori fanno la stessa cosa. Dopo essere stati riforniti di GNL dalle navi metaniere, la rigassificazione viene realizzata negli impianti di destinazione attraverso l'innalzamento della temperatura e l'espansione del gas all'interno di un vaporizzatore. Tornata allo stato gassoso, la materia prima può a questo punto essere distribuita tramite gasdotti.

Il rigassificatore è pericoloso?

Il gas naturale è un combustibile che si forma nel sottosuolo. Essendo composto per oltre il 90% da metano, che è altamente infiammabile, fa presumere che in linea teorica una certa “quota” di pericolo ci sia. Ma non è questo a preoccupare, quando si parla di rigassificatori.

Quanto inquina

La principale preoccupazione in merito ai rigassificatori è relativa all’inquinamento. Gli impianti rilasciano in mare grandi quantità di acqua marina raffreddata, arricchita di ipoclorito di sodio, che è un disinfettante dagli effetti ambientali da valutare attentamente.

Lo scarico idrico da parte dei rigassificatori, comunque, dovrebbe interessare solo il perimetro portuale e non le aree marine esterne. C’è poi la questione delle emissioni in atmosfera, soprattutto ossidi di azoto dalle caldaie, alimentate a loro volta da gas naturale. Per limitare il loro potenziale impatto ambientale, sono sempre presenti dei sistemi di monitoraggio.

I rigassificatori in Italia

Con quello di Piombino, l’Italia dispone adesso di quattro rigassificatori, che diventeranno cinque nel 2024.

Piombino

Il quarto rigassificatore italiano è una nave rigassificatrice: la Golar Tundra, arrivata il 19 marzo nel porto di Piombino. La nave, che dovrebbe garantire almeno il 6% del fabbisogno nazionale, rimarrà in banchina tre anni, per poi essere spostata al largo. A Piombino è stata scelta una soluzione ibrida, con una nave attraccata al porto, principalmente per via dei tempi ristretti.

Livorno/Pisa

Nelle acque della Toscana, al largo tra Livorno e Pisa, dal 2013 era già operativa una nave metaniera, modificata e ancorata in modo permanente al fondale: di fatto un rigassificatore offshore, con una capacità annuale di 3,7 miliardi di metri cubi.

OLT Offshore LNG Toscana è una società partecipata da Snam (49% circa), First Sentier Investors (48,2%) e Golar LNG (2,7%).

Porto Viro, Rovigo

Il più grande rigassificatore d’Italia, di tipo offshore, si trova al largo di Porto Viro, in provincia di Rovigo. Ha una capacità da 8 miliardi di metri cubi l’anno, equivalente al 10% del bisogno nazionale.

L’impianto è gestito in joint da ExxonMobil (70%), Qatar Petroleum (23%) e Snam.

Panigaglia, La Spezia

Il rigassificatore più antico risale agli anni Settanta, è onshore e si trova nei pressi di Panigaglia, provincia di La Spezia. Ha una produzione annuale di 3,5 miliardi di metri cubi ed è gestito da Snam.

Ravenna

Per il 2024 è prevista la messa in funzione di un quinto rigassificatore. Sarà una nave, come quella di Piombino (entrambe sono state realizzate a Singapore), che arriverà fino a Ravenna. Sarebbe meglio dire quasi, visto che sarà installata sulla piattaforma Petra, in mare, a 8,5 chilometri dalla costa.

Matteo Innocenti