Genocidio, le pagine nere nella storia dell'uomo
Agire per privare un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso del proprio diritto a esistere: è questo il significato di genocidio, un crimine contro l’umanità che scandisce momenti bui della nostra storia
La storia dell’umanità, tanto remota quanto recente, è fatta di grandi progressi alternati a momenti di buio profondo. Tra queste pagine nere c’è il genocidio: un termine che talvolta viene usato in modo impreciso ma in realtà ha un significato puntuale anche in termini giuridici, perché è il tentativo di privare un popolo (o un gruppo etnico o religioso) del suo stesso diritto a esistere. Partiamo dunque dal significato di genocidio, per poi ripercorrere gli episodi inquadrabili come tali.
Definizione di genocidio
Si parla di genocidio, secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite, quando si agisce “con l'intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, come tale”.
A coniare questo termine, la cui etimologia viene dal greco genos (“popolo”) e dal latino -cidio (suffisso che significa “uccidere”), fu Raphael Lemkin, giurista polacco di origine ebraica che aveva studiato a fondo lo sterminio del popolo armeno da parte dell’impero Ottomano tra il 1915 e il 1916. Un anno dopo la pubblicazione del libro in cui era comparso per la prima volta, il termine venne usato durante il processo di Norimberga (1945).
L’11 dicembre 1946 l’assemblea generale delle Nazioni Unite adottò la definizione ufficiale e due anni dopo fu il turno della Convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio. Oggi il genocidio, insieme ai crimini contro l’umanità, ai crimini di guerra e di aggressione, è uno dei crimini contro l’umanità perseguibili dalla Corte penale internazionale che ha sede all’Aia, nei Paesi Bassi.
I genocidi nella storia antica
La definizione di genocidio è figlia degli eventi drammatici del XX secolo, ma anche nel mondo antico ci sono stati tentativi di annientare volutamente un particolare gruppo politico, sociale o culturale.
È il caso della distruzione dell’isola di Melo da parte dell’impero ateniese nel 416 avanti Cristo. All’epoca infatti era in corso la guerra del Peloponneso tra Atene e Sparta, che si sarebbe poi conclusa con la sconfitta di Atene e l’imposizione di condizioni molto dure. La città-stato di Melo, però, era neutrale. Dopo aver provato invano a convincere i melii ad arrendersi in virtù della loro inferiorità in termini militari, gli ateniesi presero sotto assedio la città, la sconfissero, ammazzarono gli uomini adulti e vendettero donne e bambini come schiavi.
Un altro episodio dalle caratteristiche compatibili con il genocidio è la distruzione di Cartagine, antica città la cui posizione geografica corrisponde all’incirca a quella di Tunisi. Le tre guerre puniche tra romani e cartaginesi si conclusero infatti nel 146 avanti Cristo con la completa distruzione della città, come punizione perché aveva rifiutato di arrendersi. I romani si recarono di casa in casa per massacrare gli abitanti, salvo poi vendere come schiavi i pochi rimasti. Dopodiché, diedero fuoco alla città e la demolirono pietra per pietra, senza risparmiare nemmeno le mura e il porto.
Il genocidio armeno e la Shoah
Come ricordato, dunque, la definizione stessa di genocidio è stata elaborata a partire da due episodi storici specifici. Il primo è il genocidio armeno ad opera degli ottomani, avvenuto principalmente tra il 1915 e il 1916. Il governo dei Giovani turchi, temendo che gli armeni cristiani rappresentassero una minaccia per la sicurezza interna durante la Prima Guerra Mondiale, orchestrò una campagna di sterminio sistematico. Si stima che tra i 600mila e gli 1,5 milioni di armeni abbiano perso la vita, tra massacri, deportazioni forzate e morti per fame e sete nella traversata del deserto siriano. Tuttora, però, il governo turco si rifiuta di assumersi le responsabilità storiche per l’episodio.
Come ricordato, la definizione giuridica di genocidio è stata messa a punto dopo uno sterminio che non ha pari nella storia dell’umanità. Stiamo parlando dell’Olocausto, la gigantesca macchina di distruzione messa in campo dalla Germania nazista, insieme ai suoi alleati e ai collaborazionisti. Tra i gruppi ritenuti “inferiori” ci sono innanzitutto gli ebrei (ne vennero uccisi sei milioni, circa i due terzi di quelli che all’epoca vivevano in Europa), ma anche i rom (tra i 200 e i 300mila), le persone disabili (circa 250mila), gli omosessuali (5-15mila) e i testimoni di Geova (circa 1.900).
I genocidi formalmente riconosciuti
Sono tre i casi storici che sono stati inquadrati come genocidio, ai sensi della Convenzione e attraverso l’azione della Corte penale internazionale e dei tribunali speciali istituiti allo scopo.
La guerra in Bosnia ed Erzegovina
La nozione di “pulizia etnica” è entrata nel linguaggio comune negli anni Novanta, con le sanguinose guerre nella ex-Jugoslavia. In particolare, alcuni alti esponenti del governo e dell’esercito dell’allora repubblica serba di Bosnia ed Erzegovina vennero condannati individualmente per il crimine di genocidio per il massacro di Srebrenica, durante il quale vennero massacrati oltre 8mila ragazzi e uomini musulmani bosniaci, nonostante la zona fosse sotto la tutela delle Nazioni Unite.
Il genocidio in Ruanda (h3)
Questo genocidio ebbe radici profonde nelle tensioni etniche esacerbate durante il periodo coloniale. Sotto la dominazione belga, le due principali etnie del Ruanda, Hutu e Tutsi, furono rigidamente divise e gerarchizzate, con i Tutsi inizialmente favoriti come classe dominante. Successivamente, l'indipendenza del Ruanda nel 1962 portò a un'inversione, con gli Hutu al potere e i Tutsi perseguitati.
Tra aprile e luglio 1994, in soli cento giorni, gli estremisti Hutu massacrarono circa 800mila persone, principalmente appartenenti all'etnia Tutsi, ma anche Hutu moderati. L'evento fu scatenato dall'abbattimento dell'aereo del presidente ruandese Juvénal Habyarimana, che portò a un'ondata di violenze sistematiche contro i Tutsi, considerate "nemici interni" dal governo estremista Hutu.
La comunità internazionale fallì nel prevenire o fermare il massacro: le Nazioni Unite ridussero il numero di caschi blu in loco proprio nel momento più critico e molte nazioni occidentali si limitarono a evacuare i loro cittadini senza intervenire sul campo. A luglio 1994 il Fronte Patriottico Ruandese, guidato da Paul Kagame, prese il controllo del Paese e riuscì a riportarlo alla normalità, seppure con pesanti conseguenze.
Il genocidio in Cambogia
Il genocidio in Cambogia, perpetrato dal regime dei Khmer Rossi guidato da Pol Pot, avvenne tra il 1975 e il 1979. Il regime instaurò una dittatura basata sull'ideologia maoista estremista, con l'obiettivo di creare una società totalmente agricola e autosufficiente, eliminando ogni traccia di urbanizzazione, capitalismo e influenza occidentale. La popolazione fu deportata in massa dalle città alle campagne per lavorare in condizioni disumane in cooperative agricole collettivizzate. Ogni segno di individualismo o dissenso era punito con la morte.
Altri genocidi nella storia
Se questi episodi drammatici sono entrati nei libri di storia e nella coscienza collettiva, ci sono altri genocidi dimenticati dai più o mai formalmente giudicati come tali dai tribunali internazionali. Sempre i Giovani Turchi, insieme agli alleati curdi, allo scoppio della prima guerra mondiale avviarono una violentissima repressione contro i cristiani assiri, caldei e siriaci e contro le popolazioni greche del Ponto.
Più di recente, nel 1999, Timor Est fu teatro di violenze brutali in seguito a un referendum storico che sancì la sua indipendenza dall'Indonesia. Il risultato nettissimo scatenò una campagna di terrore da parte di milizie filo-indonesiane, sostenute anche da alcuni elementi dell'esercito indonesiano. L'intervento della comunità internazionale, in particolare della forza multinazionale INTERFET guidata dall'Australia, contribuì a ristabilire l'ordine fino alla proclamazione ufficiale dell’indipendenza nel 2002.
Si parla di genocidio anche per riferirsi al violento conflitto del 2003 in Darfur, nel Sudan occidentale, quando i miliziani – appoggiati dal governo sudanese – uccisero circa 300mila membri di minoranze etniche della regione.
Il conflitto tra Israele e Palestina
La brutale repressione da parte di Israele sulla popolazione della Palestina, come reazione agli attentati di Hamas del 7 ottobre 2023, corrisponde a un genocidio? Mentre scriviamo questo articolo, la questione è aperta. Il rapporto di un comitato speciale delle Nazioni Unite, presentato all’assemblea generale del 18 novembre 2024, sostiene che i metodi di guerra israeliani abbiano caratteristiche “compatibili” con quelle di un genocidio. In particolare perché privano la popolazione palestinese dei mezzi indispensabili per la sussistenza (cibo, acqua e carburante), interferiscono “in modo sistematico e illegale” con gli aiuti umanitari, “attaccano e uccidono in modo mirato civili e operatori umanitari nonostante i ripetuti appelli dell’Onu”, “usano la fame come un’arma” e infliggono “una punizione collettiva al popolo palestinese”.
Valentina Neri
Foto di apertura: Immagine di wirestock su Freepik