Elezioni Usa: i confronti tv che hanno fatto la Storia
Da Kennedy vs Nixon a Clinton vs Bush: i confronti presidenziali Usa che hanno fatto la Storia.
Trump to Biden: «Non hai niente di intelligente». Biden to Trump: «Sei un bugiardo e un clown». Il primo dibattito presidenziale in vista delle elezioni Usa non è andato benissimo. Il secondo è stato annullato causa Covid-19. Il terzo è stato fissato per il 22 ottobre 2020: la sensazione è che, in ogni caso, difficilmente farà la storia. A differenza di altri celebri confronti televisivi tra candidati presidenti USA, capaci di spostare milioni di voti. Ecco i più famosi.
John Fitzgerald Kennedy vs Richard Nixon (1960)
Il primo dibattito trasmesso in tv rimane, ancora oggi, il più celebre. Da una parte Kennedy, rampante senatore per il Massachusetts, dall’altra Nixon, vicepresidente in carica. Per quest’ultimo il confronto si rivela un disastro: reduce da un ricovero, dimagrito e senza trucco, appare affaticato e suda copiosamente asciugandosi spesso la fronte; mentre il rivale, più giovane, bello e telegenico, si presenta in gran forma e sorridente. Per chi ascolta il dibattito alla radio è un sostanziale pareggio, chi invece è davanti allo schermo attribuisce la vittoria a Kennedy: potere delle immagini. Serviranno 16 anni per avere di nuovo due candidati d’accordo sul fare un confronto televisivo.
Jimmy Carter vs Gerald Ford (1976)
I due sfidanti si affrontano tre volte in tv, ma è un singolo momento durante il secondo “match” a fare la storia. E a decidere il risultato delle elezioni. A un certo punto, il presidente uscente Ford, che è in vantaggio nei sondaggi, fa una gaffe clamorosa sulla politica estera. «Non c’è nessun dominio sovietico dell’Europa dell’est e mai ci sarà sotto l’amministrazione Ford», afferma, causando l’imbarazzo del moderatore, Max Frankel del New York Times. Il quale, con un certo imbarazzo, gli chiede se intende davvero dire ciò che ha appena detto. Risposta affermativa: il consenso per il presidente uscente inizia a calare e da lì a poco sarà Carter a vincere di un soffio le elezioni.
Ronald Reagan vs Jimmy Carter (1980)
Da buon ex attore, Reagan sa come colpire gli spettatori in tv. Lo fa con due frasi: «There you go again» e «Are you better off than you were four years ago?». Rivolge più volte la prima (traducibile come «rieccoti») al presidente uscente Carter, con lo scopo di irriderlo in quanto ripetitivo. Con la seconda chiede invece ai potenziali elettori di pensare a una cosa in particolare, quando andranno a votare: «State meglio oggi rispetto a quattro anni fa?». La risposta che va per la maggiore è evidentemente “no”: Reagan vince le elezioni, e anche con ampio margine rispetto a Carter.
Ronald Reagan vs Walter Mondale (1984)
Ancora Reagan, ma con quattro anni in più. Nel 1984 ne ha 73, ed è il presidente più anziano della storia: il tema dell’età può essere decisivo nel confronto con l’ex vicepresidente (sotto Carter) Mondale, “appena” 56enne. In effetti sembra in affanno, anche durante il confronto tv. Poi il moderatore, Henry Trewhitt del Baltimore Sun, gli chiede se pensa di poter essere in grado di sopportare lo stress della presidenza. Reagan non vedeva l’ora: «Non voglio che l'età diventi un tema della campagna. Non trarrò vantaggio, a scopi politici, della giovinezza e inesperienza del mio sfidante». Ridono tutti, persino Mondale, che sarà stracciato da lì a poco, nella vittoria (o sconfitta, dipende dai punti di vista) più larga di sempre.
Bill Clinton vs George H. W. Bush vs Ross Perot (1992)
Un dibattito stile town hall, con ben tre candidati al centro pronti a rispondere alle domande del pubblico quello del 1992: il presidente uscente Bush, il governatore dell’Arkansas Clinton e il magnate texano Perot, candidato indipendente capace alla fine di raccogliere oltre 19 milioni di voti, drenando molti consensi conservatori dal Partito Repubblicano. Bush senior, però, ci mette del suo: durante il secondo dibattito, guarda più volte l’orologio, come se avesse qualcosa di meglio da fare; inoltre si impappina a seguito di una domanda sul debito pubblico, a cui non riesce a rispondere. Cosa che invece riesce a Clinton poco dopo: sarà lui il nuovo presidente del Stati Uniti d’America.
Matteo Innocenti