Dissidenti russi: 12 casi avvolti nel mistero nella Russia di Putin

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Da Artyom Borovik a Boris Nemcov, un elenco di persone che hanno perso la vita dopo aver criticato il Cremlino.

Marina Ovsyannikova, la giornalista russa che ha interrotto il tg della tv di Stato russa con un cartello contro la guerra in Ucraina, è stata processata, multata e rilasciata. Ma ha rischiato grosso: da quando Vladmimir Putin è al potere, sono tanti i dissidenti che hanno fatto una brutta fine. Per un Aleksej Navalny che ce l’ha fatta (ma il leader di Russia del Futuro è in carcere), sono diverse le persone che dal 2000 hanno perso la vita in circostanze misteriose, mentre esprimevano il loro dissenso nei confronti del Cremlino o tentavano di raccontare, semplicemente, la verità.

1. Artyom Borovik

Artyom Borovik è morto il 9 marzo 2000, insieme ad altre otto persone, in un incidente aereo avvenuto appena dopo il decollo dall’aeroporto di Mosca-Šeremét'evo. Lo Yak-40 sul quale viaggiava  era diretto a Kiev, quando improvvisamente perse quota schiantandosi al suolo. Editore e giornalista investigativo, figlio di un giornalista sovietico che aveva lavorato come corrispondente negli Stati Uniti, Borovik aveva diffuso il contenuto di documenti riservati sulla corruzione nelle sfere più alte del potere politico-economico in Russia e stava per pubblicare un’inchiesta su Vera Putina, una donna che raccontava di essere la reale madre di Putin.

2. Antonio Russo

Giornalista italiano, Antonio Russo lavorava per Radio Radicale. È morto in circostanze misteriose il 16 ottobre 2000 nei pressi di Tbilisi, capitale della Georgia, dove si trovava per documentare la guerra in Cecenia. Il suo corpo fu ritrovato, con segni di tortura, ai bordi di una stradina di campagna: secondo alcuni suoi amici, riportò all’epoca il Guardian, Russo aveva raccolto prove dell'utilizzo di armi non convenzionali contro bambini ceceni, con pesanti accuse di responsabilità del Cremlino.

3. Ibn Al-Khattab

Rivoluzionario fondamentalista saudita, noto per aver combattuto al fianco dei ribelli ceceni nella Prima e nella Seconda guerra cecena, Ibn Al-Khattab è morto il 20 marzo 2022 dopo aver aperto una lettera contaminata da gas nervino. Secondo fonti cecene, l’intelligence russa riuscì a far recapitare la missiva avvelenata a Ibn Al-Khattab spacciandola per un messaggio inviatogli dalla madre con la quale, aveva scoperto l’FSB, il “Che Guevara musulmano” era in costante corrispondenza.

4. Vladimir Golovlyov

Vladimir Golovlyovè stato ucciso il 21 agosto 2002 alla periferia di Mosca da dei sicari, che gli hanno sparato uccidendolo sul colpo mentre portava a spasso il cane. All’epoca era vicepresidente del partito Russia Liberale, che si opponeva a Putin e faceva capo all’ex oligarca Boris Berezovsky, in esilio a Londra. La deputata (ed ex compagna di partito) Irina Khakamada avanzò l’ipotesi che l’omicidio potesse essere legato alle sue funzioni di responsabile della privatizzazione nella regione degli Urali all´inizio degli Anni ‘90.

5. Sergej Yushenkov

Il giorno successivo alla morte di Golovlyov, il deputato Sergej Yushenkov dichiarò che si era trattato di un omicidio politico.  Membro eletto di tutti i Parlamenti russi dal 1989 in poi, Yushenkov è stato ucciso il 17 aprile 2003, poche ore dopo la registrazione del suo partito politico, con cui voleva partecipare alle elezioni parlamentari. Pochi anni prima aveva denunciato il coinvolgimento dei servizi segreti negli attentati delle Bombe nei palazzi in Russia, rivendicati dall’Esercito per la Liberazione del Daghestan.

6. Yuri Shchekochikhin 

Deputato della Duma e giornalista investigativo di Novaja Gazeta, Yuri Shchekochikhin è morto il 3 luglio 2003, 16 giorni dopo essere stato colpito da una malattia misteriorsa, simile a una violenta reazione allergica. La versione ufficiale parlò di emorragia cerebrale, ma il sospetto è che possa essere stata una contaminazione da polonio: Shchekochikhin aveva descritto le violenze del conflitto ceceno, attribuendo grosse responsabilità ai governi di Boris Eltsin e Putin.

7. Paul Klebnikov

Caporedattore dell'edizione russa di Forbes, il giornalista Paul Klebnikov (nato negli Stati Uniti) è stato ucciso il 9 luglio 2004 è stato ucciso davanti al suo ufficio a colpi di pistola da sicari del Caucaso: nel libro Godfather of the Kremlin - Boris Berezovsky and the Looting of Russia aveva descritto in modo dettagliato gli intrecci tra mafiosi, uomini d’affari e politici russi.

8. Anna Politkovskaja

Collega di Shchekochikhin alla Novaja Gazeta, Anna Politkovskaja è stata uccisa il 7 ottobre 2006 nell’ascensore del palazzo in cui viveva nel centro di Mosca. Nota per l’impegno sul fronte dei diritti umani, i reportage dalla Cecenia l’opposizione al presidente Putin, a settembre del 2004, era stata vittima di un sospetto caso di avvelenamento dopo aver bevuto un tè sull'aereo che la stava portando a Beslan, dove un gruppo di guerriglieri ceceni aveva preso in ostaggio 1.200 persone.

9. Aleksander Litvinenko

Un altro tè, sempre avvelenato ma con del polonio, il 23 novembre 2006 ha ucciso l’ex agente segreto russo Aleksander Litvinenko. Tracce della sostanza radioattiva vennero individuate in diversi locali del centro di Londra, dove Litvinenko si trovava in esilio prima del ricovero: le sue ultime immagini, sul letto d’ospedale e senza capelli, fecero il giro del mondo. Prima di morire, il dissidente Litvinenko accusò apertamente Putin.

10. Natalia Estemirova

La giornalista e attivista Natalia Estemirova è stata uccisa il 15 luglio 2009. Rapita verso le 8:30 del mattino nei pressi della sua abitazione a Groznyj, in Cecenia: stava documentando presunte violazioni dei diritti umani avvenute nel corso della seconda guerra cecena. Nel pomeriggio dello stesso giorno, il suo corpo senza vita, crivellato da colpi di arma da fuoco, fu rinvenuto in un'area boschiva vicina al villaggio di Gazi-Yurt, in Inguscezia.

11. Boris Berezovskij

Noto per essere stato uno dei primi miliardari del periodo post-sovietico e per essere stato accusato dal già citato Klebnikov di essere un boss della mafia russa, Boris Berezovskij è stato trovato morto il 23 marzo 2013 nella sua casa di Ascot, in Inghilterra, dove viveva da 13 anni, in fuga da  Mosca che lo considerava il principale finanziatore delle opposizioni politiche a Putin. La Russia aveva provato più volte ad ottenere l'estradizione di Berezovskij dal Regno Unito, ma senza successo.

12. Boris Nemcov

Il 27 febbraio 2015 è stato trovato morto, davanti al Cremlino, l’allora leader dell’opposizione Boris Nemcov, ucciso da quattro colpi d’arma da fuoco. A pochi giorni dall’omicidio la polizia arrestò cinque cittadini ceceni, sospettati di essere i responsabili. In passato vicepremier del governo di Eltsin, Nemcov (all’epoca co-presidente del partito di opposizione Partito della Libertà Popolare) aveva criticato aspramente le politiche del presidente Putin.

Matteo Innocenti