La diplomazia
Gli egizi conquistarono con la forza molti paesi stranieri, che furono obbligati a pagare tributi al faraone. Quando non potevano sottomettere una nazione al loro dominio, sostituivano le armi con l'arte della diplomazia.
L'Egitto, benché fosse un paese ricco, mancava di numerosi prodotti, per cui i suoi abitanti furono costretti a viaggiare e a conquistare altre terre, per cui i suoi abitanti furono costretti a viaggiare e a conquistare altre terre. Con diverse nazioni gli egizi condussero una politica aggressiva; con altre conclusero accordi diplomatici o alleanze, che permisero scambi non solo commerciali ma anche culturali. Gli ambasciatori provenienti da paesi vassalli venivano accolti dalle guardie di confine al momento del loro arrivo. Un funzionario li metteva in contatto con un visir che, a sua volta, li introduceva al cospetto del faraone, al quale dovevano pagare un tributo di guerra, sotto forma di ricchezze e prodotti. L'accoglienza di questi stranieri costituiva una vera e propria cerimonia: spesso il faraone riceveva in un'unica udienza tributari provenienti da diversi paesi, che sfilavano con i loro abiti e i loro doni preziosi, offrendo un fantastico spettacolo agli occhi della folla. L'accoglienza dei delegati dei vari paesi era una cerimonia che permetteva di ostentare un grande fasto e certamente dilettava il faraone. Gli scribi controllavano e registravano i tributi, facendo in modo che tutti gli oggetti fossero trasferiti nelle dipendenze del tempio. Assai apprezzato era l'oro, le pietre preziose, le resine e gli animali sconosciuti, ma spesso preferivano oggetti lavorati, come carri, armi, ornamenti e recipienti di metallo. I delegati dei paesi asiatici arrivavano in Egitto carichi dei più svariati oggetti e di animali. Molti dei prodotti che offrivano erano lavorati: vasi pieni di resine, miele, olio, e soprattutto crateri e anfore, tutti oggetti molto graditi agli egizi, che poi li copiavano nelle loro botteghe.
L'Egitto organizzava spedizioni all'estero allo scopo di ottenere materie prime. Grazie alle relazioni con i principi nubiani, il paese riceveva prodotti provenienti dall'interno dell'Africa. Nell'ambito di questi rapporti, un alto funzionario di fiducia del faraone guidava le importanti missioni diplomatiche. In qualità di esploratori o interpreti, di queste spedizioni facevano parte stranieri bilingui, integrati nella società egizia. Le cosiddette "lettere di Tell el-Amarna" contengono la corrispondenza tra i paesi vassalli dell'Egitto e i faraoni Amenhotep III e Akhenaten. I contatti con Babilonia, interessata all'oro egizio, consistevano unicamente in scambi commerciali. Al contrario, la Siria e la Palestina erano vassalli dell'Egitto. I matrimoni tra principesse straniere e faraoni divennero abituali in Egitto, soprattutto durante il Nuovo Regno.
L'omaggio degli ambasciatori
I delegati che rappresentavano i paesi vassalli dovevano mostrare grande rispetto nei confronti del faraone. In caso contrario, i loro paesi rischiavano un'invasione. Gli stranieri vinti prestavano obbedienza nel loro paese come sudditi sottomessi e leali, ma dovevano anche fornire al faraone le ricchezze delle loro terre. Molti di essi si trasferivano in Egitto per servire nel palazzo o nei templi, quasi degli ostaggi di lusso. Lo scopo delle conquiste in Libia, Nubia, Siria, Punt e in altri paesi era quello di rifornire e arricchire i templi e le dispense dell'Egitto con prodotti esotici e di accontentare in tal modo gli dei. Nei Mille canti in onore di Amon si legge: «I paesi stranieri vengono da te pieni di prodotti meravigliosi, ogni regione è piena di timore nei tuoi confronti: vengono da te gli abitanti di Punt, verdeggia per te la Terra del Dio. Le acque ti portano barche cariche di resina per rallegrare il tuo tempio con fragranze briose; filtrano balsamo per te gli alberi di incenso (...). La montagna ti manda blocchi di pietra per rendere grandi le porte del tuo tempio (...)». Durante il Nuovo Regno furono catturati migliaia di prigionieri provenienti dalla Nubia e dall'Asia, che spesso venivano assegnati alle dipendenze del palazzo o dei templi. Sappiamo che gli africani lavoravano nelle cucine e nei forni, e che alcuni asiatici, come i Palestinesi, venivano impiegati nelle attività di viticoltura.