Il mistero della scrittura

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La società maya era regolata da una rigida gerarchia che vedeva al primo posto della scala sociale l’Ahau, il Signore e re, che aveva un potere divino simile a quello dei faraoni d’Egitto. Ai sovrani sono dedicate le immense piramidi, i monumenti e le stele che recano lunghe iscrizioni con il racconto della loro discendenza dinastica, delle loro imprese militari e degli atti di governo. La conoscenza della scrittura espressa in glifi era monopolio dei Maya, anche se la compilazione dei testi e la lettura erano riservate esclusivamente alla classe dominante e ai sacerdoti. La difficoltà maggiore che gli studiosi moderni incontrarono nel decifrare la scrittura maya consisteva nell’interpretazione dei glifi, poiché essi formano un complicato sistema misto in parte ideografico e in parte fonetico: per esempio il suono ta può avere piú significati – avvoltoio, fascio di bastoni o torcia – e quindi possiede un proprio glifo sillabico, ma diversi glifi ideografici. Il primo studioso che comprese questo sistema è stato l’epigrafista russo Yuri Knorosov negli anni Cinquanta, che pubblicò una grammatica base dei glifi maya.

Un’altra rivoluzione nello studio della scrittura maya venne condotta dagli epigrafisti Heinrich Berlin e Tatijana Proskouriakoff, i quali riuscirono a leggere le iscrizioni delle stele che raccontavano la storia del popolo maya: «Ora conosciamo gli antichi governanti e di molti non soltanto sappiamo i nomi, ma anche che faccia avevano, conosciamo le loro origini, le loro opere, quello che edificarono, contro chi combatterono o con chi si allearono e quali trucchi escogitarono per proteggere il loro diritto a governare» – scrive la storica messicana Maricela Ayala Falcón – «e alla fine hanno smesso di essere figure mitologiche senza nome per trasformarsi in esseri umani». Cosí le città maya sono diventate libri di pietra che ci permettono di conoscere la loro eredità spirituale, materiale e sociale.