Le elezioni presidenziali USA che hanno fatto la storia: da Kennedy a Reagan
Prima dell’attuale scontro che vede Barack Obama e Mitt Romney impegnati nella corsa alla Casa Bianca, la storia politica americana è stata caratterizzata da diverse battaglie elettorali che, per certi aspetti, hanno segnato la scena politica degli USA. Un breve excursus ci condurrà in un viaggio indietro nel tempo tra quelli che furono gli scontri elettorali più significativi del XXI secolo.
Passate alla storia per aver decretato la vittoria di John F. Kennedy (assassinato nel novembre del 1963), le elezioni presidenziali del 1960 sono ricordate anche per alcuni primati tra questi, l’introduzione del mezzo televisivo come terreno di scontro tra i candidati: il repubblicano Richard Nixon e il democratico John F. Kennedy. I due furono, infatti, protagonisti del primo dibattito televisivo della storia e, da allora, si capì quanto la televisione avesse il potere di influenzare l’opinione pubblica tanto che, per i sedici anni successivi, nessun dibattito politico in campagna elettorale, si svolse davanti alle telecamere. Ma le elezioni del 1960 passarono alla storia anche per altri motivi: la giovane età di Kennedy e la sua fede religiosa. Kennedy, infatti, fu il primo candidato alla Casa Bianca (e successivamente il primo presidente) cattolico, nonché il più giovane della storia politica americana: aveva 43 anni. Purtroppo, come tutti sanno, il presidente non riuscì a concludere il suo mandato quadriennale poiché fu assassinato nel novembre del 1963.
Nel 1976 fu, invece, lo scontro tra il repubblicano Gerald Ford e il democratico Jimmy Carter a caratterizzare la scena politica, in virtù del fatto che, queste elezioni, si tennero immediatamente dopo lo scandalo Watergate, in cui fu implicato anche il presidente Nixon che dovette presentare le sue dimissioni in favore di Gerald Ford. Quest’ultimo divenne il primo presidente degli Stati Uniti a non essere mai stato eletto vicepresidente. Dopo sedici anni, i candidati si affrontarono nuovamente in un dibattito televisivo, caratterizzato, in particolar modo, dalla gaffe di Ford che affermò in piena Guerra Fredda: "Non esiste una dominazione Sovietica nell'Europa dell'Est…”, lasciando basiti pubblico e telespettatori. Forse, anche a causa di questo scivolone mediatico e politico, Ford perse le elezioni.
Le elezioni del 1980 segnarono, invece, l’inizio dell’epoca reaganiana. Alle presidenziali, quell’anno si presentarono il repubblicano Ronald Reagan e il presidente democratico uscente Jimmy Carter che, per la prima volta nella storia elettorale, non fu riconfermato presidente. La politica di Carter si era rivelata debole, il presidente era in calo nei sondaggi, l’economia degli Stati Uniti era in netto declino e anche sul fronte estero la situazione si profilava difficile. Serviva una svolta! Forse, fu proprio per questo che Reagan, mostrandosi deciso e convincente durante il consueto dibattito televisivo, raccolse il favore dell’opinione pubblica battendo poi Carter alle elezioni del 4 novembre 1980, con ben 10 punti di vantaggio.
Reagan rimase in carica per ben due mandati, infatti, alle elezioni del 1984 fu riconfermato presidente. L’economia americana aveva assistito a una rapida ripresa, dopo la recessione subita con Carter e Reagan aveva buone possibilità di vittoria sul democratico Walter Mondale. Quest’ultimo, una volta vinte le primarie, scelse di candidare come suo vice, per la prima volta nella storia politica, una donna: Geraldine Ferraro. Tuttavia, le elezioni del 1984 sono ricordate anche per un altro primato: Mondale ricevette il numero di voti più basso segnando il risultato peggiore, dal 1936, dei democratici: 13 grandi elettori e il 40,6 % di voti rispetto ai 525 elettori di Reagan che ottenne un successo plebiscitario.
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