stìpsi
sf. [sec. XVIII; dal greco stýpsis, da stýphō, restringere]. Condizione patologica, comunemente detta stitichezza, che consiste nella difficoltà di ottenere un regolare e sufficiente svuotamento dell' intestino dai residui digestivi. Si distingue una stipsi idiopatica, forma in cui il sintomo non è espressione di malattia organica, da una stipsi sintomatica, in cui oltre alla stitichezza sono presenti altri fenomeni patologici. Le forme idiopatiche, più frequenti, sono comuni nelle donne e negli anziani, specie nei soggetti che si alimentano poco e male, bevono pochi liquidi e sono sedentari; spesso la stitichezza di questo tipo è inserita in un quadro funzionale: la sindrome del colon irritabile. Le stipsi sintomatiche si manifestano in corso di malattie intestinali (megacolon, tumori maligni, ma anche peritoniti acute, appendiciti, coliche biliari e renali) e di altre patologie (disturbi ginecologici, lesioni neurologiche). La stipsi si può instaurare in modo acuto, come nelle condizioni chirurgiche, quali la perforazione di organi cavi (stomaco, appendice, colecisti), i volvoli, le invaginazioni intestinali e gli ilei meccanici in genere; ma può anche assumere un decorso cronico, come in presenza di aderenze postoperatorie, di ernie di grosse dimensioni, di laparoceli, di pseudo-ostruzioni croniche e di abuso di lassativi. La terapia si basa, in primo luogo, sull'igiene di vita: non reprimere lo stimolo defecatorio, abituarsi a evacuare a ore fisse, non abusare di lassativi e clisteri; è importante assumere una dieta ricca di fibre (frutta e verdura, se necessario anche crusca), bere molta acqua (2 l al giorno), praticare attività fisica (passeggiate o ginnastica). I lassativi vanno usati solo su consiglio dello specialista nei casi di stipsi cronica intrattabile, così come l'approccio chirurgico, che va meditato valutando rischi e benefici ed è, comunque, riservato a pochi casi che presentino turbe della canalizzazione intestinale individuate come sicure cause di stitichezza.