megacòlon
sm. [sec. XX; mega-+colon]. Abnorme dilatazione del colon cui consegue un rallentamento della progressione del contenuto fecale; la stipsi è il sintomo dominante. Se ne distinguono due forme, il megacolon congenito del bambino e del neonato e quello acquisito dell'adulto. La prima, detta anche malattia di Hirschprung, è causata dalla presenza di un'anomalia congenita della muscolatura del colon: nel tratto colpito dalla malattia, esso è privo delle cellule nervose che lo fanno muovere, cioè le cellule gangliari parasimpatiche intramurali; di conseguenza si verifica un ristagno a monte del materiale fecale che, accumulandosi in grande quantità, determina dilatazione del colon. Tale malattia può manifestarsi nei primi giorni di vita con i sintomi di un'occlusione intestinale, intercalati da episodi di grave diarrea, oppure nel 2º-3º anno di vita, con stipsi severa e aumento di volume dell'addome, interrotta ogni tanto da evacuazioni notevoli di feci e di gas, e di aumento dell'addome. Il trattamento del megacolon neonatale è unicamente chirurgico, in quello del bambino può esser utile anche una terapia medica a base di lassativi e clisteri frequenti per ridurre l'accumulo fecale intestinale. Tuttavia anche in questo caso l'unica terapia risolutiva è l'intervento chirurgico di resezione del tratto di colon alterato. Il megacolon acquisito riconosce varie cause: infiammazioni croniche dell'intestino (rettocolite ulcerosa), ostruzioni intestinali di varia natura che provocano una dilatazione a monte dell'ostacolo, malattie neurologiche che abbiano leso la innervazione della muscolatura liscia del colon. Sono descritte anche forme di megacolon di tipo psicogeno che sono legate al rifiuto dell'evacuazione.