sèsamo
sm. [sec. XVI; latino sesămum, dal greco sesamon]. Nome comune usato per indicare la pianta Sesamum indicum della famiglia Pedaliacee, originaria probabilmente dell'Asia tropicale. Il sesamo è un'erba alta fino a 1 m, con foglie semplici, intere, ovali o lanceolate, e fiori solitari, posti all'ascella delle foglie superiori. Il frutto consiste in una capsula deiscente a quattro logge, contenente molti piccoli semi ovali ricchi di olio alimentare. Il sesamo è una delle piante da olio più importanti ed è coltivato in grandissime estensioni in tutte le zone tropicali e subtropicali dell'Asia e dell'Africa. In Italia se ne hanno colture in Sicilia con un'ottima resa. La pianta predilige i terreni leggeri e umidi ma si adatta anche a terreni diboscati o bonificati di fresco. Nelle regioni tropicali si hanno normalmente due raccolti annui, uno a maggio e uno a settembre, con rese che variano dai 300 agli 800 kg di seme per ettaro e per raccolto. L'olio si ricava dai semi di solito per spremitura e oltre a essere usato per l'alimentazione trova anche impiego nell'industria farmaceutica e in quella dei saponi; pannelli residui della lavorazione sono ottimi per l'alimentazione del bestiame. Oltre che per l'estrazione d'olio, il sesamo è usato, specie in Oriente, ma anche in Sicilia e in altre regioni del Mezzogiorno, per preparare ottimi, consistenti biscotti, per lo più dolci (sesamelli), talvolta salati. È usato inoltre per aromatizzare pane, salatini, cracker, stuzzichini e simili.