Lessico

sm. (pl. -i) [sec. XIV; dal latino poēma, dal greco póiēma, da poiéō, fare, creare].

1) Composizione poetica in versi, ma anche in prosa, di vasto respiro e di diverso contenuto (epico, didascalico, dottrinale, eroicomico, storico, cavalleresco, religioso, ecc.).

2) Fig., relazione orale o scritta (componimento, lettera, conferenza, ecc.) oltremodo prolissa e dilungata: l'argomento è vasto, ma non scrivete un poema! Familiare, cosa di straordinaria bellezza, meravigliosa, suggestiva: questo paesaggio è un vero poema; una città incantevole: un poema! Scherzoso, di persona o cosa curiosa, ridicola: con quel cappellino sei un poema!

Letteratura

Tutte le antiche letterature posseggono poemi famosi, da quella babilonese (Poema d'Agushaya, ca. 1955-1913 a. C.; Epopea di Gilgamesh, ca. 2000 a. C.) a quella egizia (Epopea di Ramses II, ca. 1294-1233 a. C.), greca (Iliade, Odissea, sec. IX-VIII a. C.), latina (Eneide, 29-19 a. C.), germanica (Canzone dei Nibelunghi, ca. 1200), spagnola (Cantar de Mio Cid, 1140) ecc. In epoca moderna, il termine è stato usato anche per indicare raccolte di liriche (Poemi conviviali di G. Pascoli; Poèmes saturniens di P. Verlaine ecc.)

Musica

Poema sinfonico, composizione per orchestra la cui struttura, sia per quanto attiene al generale piano formale sia per quanto si riferisce a più minuti particolari costruttivi e contenutistici, si ispira a un “programma” letterario di carattere narrativo, poetico, filosofico, ecc. Tipico prodotto del romanticismo musicale e della sua polemica verso le grandi forme sinfoniche della tradizione, ebbe come iniziatore Liszt (Ce qu'on entend sur la montagne, 1848), che fu anche uno dei suoi autori più felici (Les préludes, Tasso, Mazeppa, ecc.), e fu in seguito sviluppato, tra gli altri, da R. Strauss, C. Franck, Smetana, Borodin, Sibelius, Debussy, Schönberg, Stravinskij, Honegger, Respighi, Prokofev, Gershwin.

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