pleurite
sf. [sec. XVII; da pleura+-ite]. Processo infiammatorio, acuto o cronico, delle sierose pleuriche. Le pleuriti hanno nella grande maggioranza dei casi un'origine infettiva: i germi patogeni arrivano alla pleura per propagazione diretta, per contiguità o per metastasi. Dal punto di vista eziologico, le pleuriti hanno diversa origine: un gruppo rilevante è di natura tubercolare per l'impianto di micobatteri provenienti da focolai, polmonari e non, più spesso inapparenti; un altro gruppo è quello delle pleuriti batteriche, mentre più rare sono le pleuriti di origine virale, il più delle volte difficilmente diagnosticabili, e più rare ancora quelle micotiche. Di rilevante importanza sono inoltre le pleuriti di natura non infettiva tra le quali si possono annoverare quelle da ipersensibilità (allergiche), dovute al verificarsi di reazioni immunitarie in risposta a una notevole varietà di antigeni, molti dei quali sconosciuti, altri invece noti (bacillo tubercolare, parassiti, lieviti). Altre pleuriti non infettive sono quelle traumatiche, conseguenti a traumi del torace chiusi o aperti o anche a interventi chirurgici demolitivi, e le pleuriti neoplastiche, espressione di una reazione della pleura alla presenza di tumori maligni, del polmone, della pleura stessa oppure di metastasi di processi neoplastici in altre sedi (per esempio cancro della mammella). In rapporto alla sede e all'estensione della flogosi pleurica si considerano pleuriti mono- e bilaterali (pleurite doppia) diffuse e circoscritte, con interessamento della regione diaframma (pleurite diaframmatica), di quella apicale (pleurite apicale), di quella mediastinica (pleurite mediastinica), delle scissure interlobari (pleurite interlobare, delle scissure, scissurite), ecc. Sul piano morfologico, le pleuriti vengono distinte in: fibrinose o secche, nelle quali la fibrina ricopre come una sottile membrana tutta la cavità pleurica o larga parte della pleura viscerale, o la zona di questa corrispondente al focolaio flogistico parenchimale; sierofibrinose, molto spesso di origine tubercolare, caratterizzate dalla presenza di essudato (da pochi cm3 fino a 5-6 litri) di colore giallognolo, contenente fibrina ed elementi cellulari alterati; la cavità pleurica risulta ricoperta da uno strato grigio-giallastro di fibrina; quando il versamento è abbondante gli spazi intercostali sono allargati e il polmone è schiacciato e atelettasico; se l'essudato resta circoscritto da aderenze si forma una pleurite incapsulata; emorragiche, con versamento ematico causato di solito dalla tubercolosi o da tumori maligni della pleura; purulente, dette pure empiema pleurico; putride, caratterizzate da scarso essudato brunastro di odore fetido. La sintomatologia delle pleuriti varia secondo i diversi tipi: nelle forme secche si riscontra dolore toracico puntorio che aumenta con i movimenti respiratori, ridotta dilatazione inspiratoria nell'emitorace interessato, tosse stizzosa e dolorosa, febbricola serotina; si può avere la guarigione in pochi giorni o la trasformazione in pleurite sierofibrinosa con riacutizzazione dei sintomi; il decorso in questo caso è di 2-3 mesi. Le pleuriti purulente insorgono in forma acuta con brividi e febbre di tipo settico, dolori, tosse secca, sudorazione profusa. Le pleuriti sierose, sierofibrinose, purulente (se lievi), se curate possono riassorbirsi senza lasciare tracce; diversamente si forma un tessuto di granulazione che sostituisce la fibrina, determinando estese aderenze tra pleura viscerale e pleura costale (sinechie parziali o totali). La diagnosi si formula con l'indagine clinica, radiologica e di laboratorio (esame dell'essudato prelevato con toracentesi). La terapia delle pleuriti deve essere innanzitutto diretta a combattere l'agente causale mediante la somministrazione di antibiotici scelti in base all'identificazione del germe (esame del liquido pleurico prelevato con toracentesi); nelle forme non infettive si deve eliminare il fattore causale, instaurando comunque un trattamento antibiotico. Alla terapia eziologica va poi affiancata una terapia di supporto (trattamento del dolore, della tosse, toracentesi evacuativa, indicata quando la quantità di liquido è copiosa). La toracentesi terapeutica, oltre che evacuativa, è anche mezzo di cura farmacologico, in quanto possono essere introdotti nel cavo pleurico farmaci (antibiotici e corticosteroidi). Nella fase della convalescenza è opportuno completare il trattamento con uno o più cicli di fisioterapia respiratoria.