percolazióne

sf. [sec. XX; dal latino percolatío-ōnis, da percolāre, filtrare].

1) Nell'industria chimica, metodo di asportazione di un componente indesiderato da una miscela liquida tramite una sostanza solida in grado di reagire con il componente indesiderato.

2) In farmaceutica, processo di estrazione di principi attivi da droghe, consistente nel far passare il solvente (acqua, alcol, ecc.) sulla massa di droga vegetale precedentemente granulata o polverizzata.

3) In geologia, capacità di percolazione, attitudine del terreno, imbevuto d'acqua oltre la capacità di ritenuta, a cedere l'acqua stessa per effetto della gravità. È valutabile mediante il coefficiente di percolazione dato dalla differenza tra la quantità d'acqua contenuta nell'unità di volume di un terreno e la quantità massima che questo può contenere per capacità di ritenuta. Essa può avvenire fondamentalmente per due vie: per mezzo di fenditure lungo il profilo del terreno o per mezzo di macro e micro pori. A seconda che l'acqua si muova nel primo o nel secondo modo, essa acquisterà una diversa velocità di infiltrazione, che può variare da alcuni millimetri ad alcuni centimetri all'ora; naturalmente, la velocità dipenderà anche dalle caratteristiche fisiche del suolo, quali la tessitura e i fattori a essa correlati, come per esempio, struttura e permeabilità del suolo.

4) In fisica, con il termine percolazione s'intende il moto di una particella classica in un mezzo costituito da centri di aventi determinate proprietà e distribuiti casualmente all'interno del mezzo. Questo significa che il moto della particella viene a essere determinato dalle proprietà del mezzo e dalla particella stessa, al contrario di quanto avviene nel caso della diffusione. Questo tipo di teoria è utilizzata per spiegare i fenomeni elettrici all'interno dei cristalli. La probabilità di percolazione è definita come la probabilità che una particella possa percolare a una distanza infinita da ogni sito reticolare del cristallo.