organica, architettura
Indicemodo di progettazione ispirato alle leggi degli organismi naturali. L'architettura organica ha riferimenti con momenti del tutto diversi della storia dell'architettura: dalla teoria dell'imitazione della natura propria dell'architettura antica all'analisi vitruviana, dalle poetiche rinascimentali (Alberti, Vasari) al rapporto fra universo naturale e invenzione architettonica proprio del barocco. Nella sua accezione più comune l'espressione è però usata con riferimento a una tendenza architettonica moderna che ha il suo caposcuola in Frank Lloyd Wright e i suoi diretti precedenti nell'opera di numerosi architetti inglesi e americani, da Ph. Webb a Ch. Voysey fino a L. Sullivan, da Wright stesso riconosciuto come maestro. L'architettura organica propone realizzazioni che si sviluppano secondo leggi naturali e in relazione all'ambiente che le circonda, in opposizione ai sistemi immutabili, aprioristici e perciò astratti, del razionalismo. Tra gli elementi formali che caratterizzano l'architettura organica (secondo l'analisi di Bruno Zevi) si possono ricordare l'adattamento delle forme alla vita umana nella sua progressione dinamica, il libero sviluppo da un nucleo spaziale interno (considerato essenziale) verso la natura esterna, l'uso di materiali naturali, la prevalenza dell'architettura domestica su quella d'apparato. Una certa persistenza delle componenti formali wrightiane è presente nella cosiddetta Scuola californiana (W. Wurster), in Scandinavia (A. Aalto, S. Markelius) e in Italia (Marcello D'Olivo, C. Scarpa). Anche l'opera dello statunitense L. Kahn può ricondursi all'architettura organica per aver sposato la tesi che l'edificio si conforma dall'intima comprensione dell'essenza dei materiali, mentre le strutture del tedesco O. Frei si rifanno a modelli esistenti in natura.
Bibliografia
F. L. Wright, An Organic Architecture, Londra, 1939; B. Zevi, Verso un'architettura organica, Torino, 1945; E. Frank, Pensiero organico e architettura wrightiana, Bari, 1978.