Wright, Frank Lloyd
Indicearchitetto statunitense (Richland Center 1867-Phoenix 1959). Dopo gli studi di ingegneria all'Università del Wisconsin, si trasferì a Chicago, dove lavorò nello studio di Silsbee, poi con Sullivan, che sempre Wright considerò e ammirò come “maestro”; la sua formazione di architetto fu coerente alle correnti del pensiero pragmatico americano e improntata a una romantica adesione al mito individualistico del “pionierismo”. Questo comportò per Wright un precoce rifiuto della tradizione europea, a favore delle forme tipicamente locali (in puro shingle style costruì una casa per sé a Oak Park, 1889), del recupero di culture autoctone (maya, pueblo), dell'interesse per l'architettura orientale, particolarmente giapponese. Prima manifestazione compiuta e originale della poetica wrightiana furono le prairie houses (1900-09), in cui si enuclea il concetto di un'architettura “organica”, basata sul rapporto tra individuo, spazio architettonico e natura (Willits House ad Highland Park, 1902; Heurtley House, 1902, e Gale House, 1909, ad Oak Park; ecc.); le case hanno andamento orizzontale, spazi organizzati ad assi incrociati e ampie coperture a spioventi ed esprimono un senso organico di espansione dello spazio dall'interno all'esterno. Questa prima fase dell'opera di Wright non manca di presentare agganci col grande filone dell'Art Nouveau europeo, così come altre realizzazioni dello stesso periodo (Larkin Building di Buffalo, 1904; Tempio Unitario di Oak Park, 1906) rivelano contatti col protorazionalismo di un Hoffmann o di un Perret. Dal 1909 al 1911 Wright viaggiò in Europa; al ritorno costruì a Spring Green nel Wisconsin la sua prediletta dimora di Taliesin I, distrutta nel 1914 da un incendio doloso. In Giappone dal 1914 al 1921, Wright vi realizzò tra l'altro l'Imperial Hotel di Tōkyō (1915-23). Il ritorno negli Stati Uniti vide aprirsi per Wright un periodo pieno di contraddizioni: da un lato infatti recuperò tradizioni autoctone (Barnsdall House a Hollywood, 1920, ispirata ai templi maya), dall'altro invece proseguì il discorso sull'abitazione unifamiliare, anche per lo studio di nuove strutture a blocchetti modulari di cemento collegati da cavi d'acciaio (Storer House a Los Angeles, 1922; Millard House, detta la “miniatura” a Pasadena, 1923). La produzione di Wright si fece scarsa negli anni successivi, particolarmente in coincidenza della crisi del 1929: fu il momento delle riflessioni e delle elaborazioni teoriche utopiche, come il progetto di Broadacre City (1934), sorta di connubio ideale tra città e campagna, rimasto sulla carta. La nuova fase creativa di Wright, all'insegna di una personale rielaborazione del razionalismo europeo e dello studio delle possibilità espressive del cemento armato, trovò espressione in capolavori come la celeberrima Kaufmann House a Bear Run (1936), la “casa sulla cascata”, coi prepotenti aggetti delle terrazze proiettate nella natura; e come l'edificio della Johnson Wax a Racine (1936-39), articolato sul contrasto di strutture orizzontali con la torre multipiana a fasce di finestrate continue. Nel 1938 Wright realizzò a Phoenix, nel deserto dell'Arizona, il complesso di Taliesin West, dimora-studio-laboratorio-scuola, che è uno dei risultati espressivi più alti della sua arte. Contemporaneamente il tema della casa conobbe uno sviluppo con la serie delle economiche usonian houses (Hanna House a Palo Alto, 1937; altri esempi a Okemos, 1939-40). L'ultima fase dell'attività di Wright fu dedicata in gran parte allo studio di strutture su piante curvilinee o circolari, in uno spazio a spirale, la cui straordinaria concretizzazione fu il S. Guggenheim Museum di New York (1946-59). Personalità prepotente e geniale, Wright esercitò un grandissimo influsso nel suo Paese e in Europa, come maggior rappresentante della corrente dell'architettura “organica”. L'evoluzione del pensiero architettonico wrightiano è documentata dai numerosi scritti, tra i quali va ricordato almeno An Autobiography (1932-43; Io e l'architettura).
Frank Lloyd Wright. L'interno del S. Guggenheim Museum di New York.
De Agostini Picture Library/G. Sioën
Frank Lloyd Wright. Una vetrata del Metropolitan Museum of Art di New York.
New York, Metropolitan Museum of Art
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