nafta
sf. [sec. XVI; dal greco náphta, di origine persiana]. Termine generico con il quale vengono indicate, spesso secondo i Paesi, le benzine pesanti, i gasoli e alcuni solventi. In genere si possono grossolanamente definire le nafte come distillati ottenuti nell'intervallo tra 30 e 210 ºC, derivati direttamente dal frazionamento del petrolio greggio, sui quali sono apportati trattamenti ulteriori in funzione dell'uso. Le nafte da impiegarsi come solventi, per gassificazione o come cariche di reforming catalitico, sono sottoposte a desolforazione con soluzioni sodiche e ossidazione con aria; in particolare, per quelle destinate a essere impiegate come cariche di reforming, si esegue un'ulteriore raffinazione con idrogenazione in fase di vapore per eliminare ogni traccia di azoto organico. In commercio sono poste nafte solventi che sostituiscono egregiamente i composti aromatici molto velenosi (benzolo, toluolo, ecc.) nella produzione di vernici; dette anche “ragie minerali”, presentano una concentrazione in composti aromatici di ca. il 20%. Per uso industriale sono prodotte nafte a base aromatica, paraffinica o naftenica, con predominanza di un particolare idrocarburo, destinate a usi specifici, in funzione delle caratteristiche particolari conferite loro dall'idrocarburo prevalente, al quale si fa riferimento per definire il prodotto (per esempio nafte all'esano). Nell'industria petrolchimica, particolare interesse per la produzione di idrocarburi insaturi a basso peso molecolare presenta la virgin nafta, caratterizzata da prevalenza di paraffine, assenza o quasi di zolfo organico, bassa concentrazione di composti aromatici e intervallo di temperatura, per la formazione del 90% di distillato, pari a 150-175 ºC. La nafta viene usata anche quale combustibile per forni, per impianti di riscaldamento, per motori ad accensione spontanea (motori Diesel): le qualità adoperate variano secondo l'impiego ma possono tutte annoverarsi nel gasolio.