indianismo

sm. [sec. XIX; da indiano (d'America)]. Corrente letteraria sorta nell'America Latina agli inizi del sec. XIX e coltivata, sotto vari aspetti e con diverse intenzioni, fino ai nostri giorni. Personaggio centrale è l'indio, con i suoi costumi primitivi, le sue credenze tradizionali, i suoi ingenui sentimenti di “buon selvaggio”, raffrontato al bianco conquistatore, rapace, prepotente, spesso spietato. Nessun dubbio circa le radici romantiche del genere: a monte di esso sta soprattutto Atala o gli amori di due selvaggi nel deserto di Chateaubriand. Romantico è anche il gusto del romanzo storico, già ben visibile nella prima opera del genere: l'anonimo Jicoténcal (1826). Nei decenni seguenti la corrente si sviluppò, ora accentuando l'elemento pittoresco indigeno fino a sfiorare il documentario etnologico (esempio tipico è Cumandá ovvero un dramma fra selvaggi, 1879, di Mera), ora proponendosi come scopo principale la rievocazione storica (Cecilia Valdés, prima parte 1839, completa 1882, di Villaverde), ora assottigliando la sensibilità romantica fino al poema lirico (Tabaré, 1888, di Zorrilla de San Martín). Nella peculiare situazione dell'area rioplatense, la letteratura gauchesca presenta palesi affinità con l'indianismo e talvolta si fonde con esso (Una excursión a los indios ranqueles, 1870, di Mansilla). Nella seconda metà del sec. XIX il positivismo e l'accentuarsi delle lotte politico-sociali conferiscono all'indianismo letterario caratteri sempre più aperti di protesta e di rivendicazione, ferma restando quasi sempre la dicotomia romantica indio-buono/bianco-cattivo; e tali caratteri presentano, ancora nella prima metà del sec. XX, romanzi, peraltro notevoli, quali Raza de bronce (1919) di A. Arguedas, Huasipungo di Icaza, El indio (1935) di López y Fuentes, Los perros hambrientos (1939) di Alegría, El resplandor (1937) di Magdaleno. Nelle successive generazioni gusti in complesso più raffinati, legati agli sviluppi della poesia lirica (dal simbolismo alle avanguardie) e della narrativa europea (da Proust in avanti) danno all'indianismo latino-americano, in molti casi, esiti di gran lunga più convincenti, dalle Leyendas de Guatemala (1923-28), e altri testi, di M. Á. Asturias ai romanzi di J. M. Arguedas, A. Yáñez, Juan Rulfo, A. Roa Bastos, D. Aguilera Malta e altri.

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