Lessico

Sf. [sec. XIV; da illuminare]. Atto ed effetto dell'illuminare; più specificamente, effetto prodotto dal flusso luminoso proveniente da sorgenti naturali o artificiali entro determinati ambienti. Anche l'insieme di mezzi atti a illuminare un ambiente, un edificio, una strada, ecc. In fotometria, l'intensità di illuminazione è detta più propr. illuminamento. §Nella psicologia del pensiero, il processo attraverso cui un individuo giunge improvvisamente alla soluzione di un problema, collegandone tutti gli elementi. Il concetto di illuminazione non è ben definito, ma coincide in larga parte con quello di insight, di gran lunga preferibile.

Filosofia

La presenza nell'uomo di un principio conoscitivo innato, sia esso naturale o divino. Platone e Sant'Agostino identificano l'illuminazione con la rivelazione delle idee eterne, riferendosi a un ordine essenzialmente “divino”; Aristotele e gli stoici, riferendosi invece alle cose sensibili, riducono l'illuminazione all'intuizione delle cose indimostrabili; San Tommaso fa dipendere il nostro intelletto finito da quello infinito di Dio, che illumina la mente dell'uomo e gli dà la facoltà di astrarre l'universale dal sensibile rendendolo così intelligibile; Malebranche ripropone Sant'Agostino, considerando il mondo come percezione che noi abbiamo in Dio degli archetipi di tutte le cose. Prospettive analoghe si ritrovano in Rosmini e Gioberti.

Tecnica: illuminazione naturale e artificiale

La tecnica dell'illuminazione o illuminotecnica si occupa della razionale utilizzazione delle sorgenti di luce allo scopo di consentire una buona visione. Il problema dell'illuminazione presenta aspetti diversi secondo che occorra illuminare ambienti chiusi (illuminazione di interni) o spazi aperti (illuminazione di esterni). L'illuminazione di interni può essere naturale o artificiale. L'illuminazione naturale sfrutta la luce del giorno che penetra nell'ambiente da illuminare attraverso finestre o più generalmente attraverso opportune superfici vetrate (lucernari, sheds, ecc.). Tale illuminazione dipende in modo essenziale dalle condizioni del cielo e dalla stagione ed è quindi fortemente variabile sia nella giornata sia nel corso dell'anno. Le esigenze di illuminazione implicano perciò dei vincoli nella progettazione di edifici, il cui orientamento deve essere tale da consentire una buona utilizzazione della luce diurna. Per caratterizzare le condizioni di illuminazione naturale di un ambiente si introduce il fattore di luce diurna, che è definito come rapporto tra l'illuminamento medio del locale, escludendo l'illuminazione solare diretta (illuminamento che dipende anche dalle proprietà riflettenti delle pareti, quindi essenzialmente dal loro colore), e l'illuminamento che si avrebbe all'aperto con lo stesso cielo. È evidente che l'illuminazione naturale, date le sue caratteristiche, deve essere integrata o sostituita dall'illuminazione artificiale. L'illuminazione artificiale fu ottenuta in passato dapprima mediante fuochi, lampade a olio, torce, candele, poi mediante lampade a petrolio, a gas, ad acetilene; col diffondersi dell'energia elettrica tali sistemi sono stati sostituiti da lampade elettriche; sorgenti luminose non elettriche ancora d'uso comune sono le lampade portatili, a petrolio o a gas liquido, impiegate nei campeggi e generalmente nelle zone non servite da una rete di distribuzione di energia elettrica. L'illuminazione artificiale è detta diretta se il flusso luminoso prodotto da una o più sorgenti investe direttamente le cose illuminate, e l'aliquota riflessa da pareti, soffitto, schermi, ecc. è inferiore al 10%; indiretta se il flusso luminoso investe le cose illuminate dopo essere stato riflesso per un'aliquota superiore al 90%. L'impiego di softwaree hardwareinformatici è sempre più diffuso nel campo dell'illuminazione nell'intento di riprodurre vere e proprie atmosfere luminose, con possibilità di modulare a piacere le varianti infinite della luce e dei colori. Esistono dispositivi integrati in grado di programmare e telecomandare i livelli di illuminamento di sorgenti luminose, costituite tanto da un unico punto luce quanto da sistemi complessi di apparecchi, in funzione delle attività svolte nelle singole aree dell'impianto. Per ogni punto luce è possibile scegliere e programmare il livello di intensità luminosa più idoneo, modificabile a piacere comunque da ogni singolo utente.Vi sono poi i casi intermedi tra questi tipi di illuminazione. La scelta di un determinato tipo di illuminazione è legata a criteri generali tendenti a realizzare condizioni di benessere nella visione: devono quindi essere evitati sia i bruschi passaggi da zone fortemente illuminate a zone con illuminazione debole (contrasti di luminanza), sia gli abbagliamenti provocati da sorgenti intense non schermate o da zone ristrette fortemente riflettenti. Uno dei dati principali per la progettazione degli impianti di illuminazione è il valore dell'illuminamento che si vuole ottenere, il quale dipende dalle esigenze dell'attività che si svolge negli ambienti illuminati. Per l'illuminazione delle abitazioni si usano lampade a incandescenza (sia del tipo tradizionale sia alogene), tubi fluorescenti e le lampade cosiddette “a basso consumo”, o “fluorescenti compatte”. Le lampadine tradizionali, di potenza tra 15 e 200 W, hanno un'efficienza piuttosto bassa, una durata media di 1000 ore, ma un costo limitato; sono poco sensibili ad accensioni e spegnimenti frequenti (che abbreviano la durata delle lampade fluorescenti); danno una luce più gradevole e che non affatica la vista, perché è più ricca nella zona giallo-rossa dello spettro, e meno in quella dal verde al violetto. Il loro uso è conveniente solo quando sono richieste frequenti accensioni di breve durata, per non più di 100 ore/anno. Le lampade alogene sono lampade a incandescenza speciali che contengono iodio (o un altro alogeno); hanno un'efficienza maggiore, una durata doppia e danno una luce più bianca e brillante di quelle normali. Nelle case e negli uffici sono usate soprattutto per l'illuminazione indiretta, con potenza superiore a 150 W; quelle di piccola potenza hanno spesso un riflettore incorporato, per l'illuminazione concentrata di zone limitate. Le lampade fluorescenti, sotto forma di “tubo”, sono di gran lunga le sorgenti di luce più impiegate negli uffici, nei grandi magazzini e nell'industria: hanno un'efficienza elevata, una durata media di 7500 ore, ma richiedono per l'installazione un “reattore” e uno starter; la luce emessa può avere diverse tonalità, ma generalmente la resa dei colori viene più o meno alterata. Hanno una durata di 7500 ore, purché rimangano accese almeno tre ore per volta. Le lampade fluorescenti “compatte”, che sono apparse alla fine degli anni Ottanta, hanno un'efficienza da 50 a 80 lumen/watt, un consumo ridottissimo (1/6 rispetto a una normale lampada a incandescenza a parità di emissione luminosa) e una lunga durata (6000 ore); al contrario dei tubi si avvitano in un normale portalampade e hanno un ingombro di poco superiore a quello di una lampadina normale. L'illuminazione indiretta fornisce una luce diffusa e gradevole, ma comporta un basso rendimento: è importante che il soffitto, o la parete che funge da diffusore della luce, abbiano un alto coefficiente di riflessione: in pratica devono essere bianchi, o almeno molto chiari. L'uso dei regolatori di luminosità (noti anche come dimmers) consente di utilizzare la piena potenza delle lampade solo in particolari occasioni, e regolarne la luminosità, in condizioni normali, al valore minimo necessario: l'efficienza della lampada resta praticamente inalterata. L'accensione e la regolazione della luminosità, possono essere fatte anche a distanza, con telecomandi a raggi infrarossi. Nelle officine e negli uffici si tende a mantenere nell'ambiente un'illuminazione uniforme di media intensità (200-300 lux), installando sorgenti supplementari localizzate, opportunamente schermate per evitare abbagliamenti, nelle zone di lavoro. L'illuminazione esterna degli edifici (giardini, viali di accesso, vani autorimesse) che deve garantire un'intensità luminosa di almeno 10 lux, viene effettuata con corpi illuminanti stagni, normalmente azionati da interruttori comandati da fotocellule o da orologi programmatori. Per punti luce singoli si impiegano anche interruttori sensibili ai raggi infrarossi emessi dalle persone che si avvicinano. Per l'illuminazione stradale si impiegano quasi esclusivamente tubi fluorescenti, oppure lampade a vapori di mercurio o di sodio. Queste ultime hanno un'efficienza molto elevata (da 80 a 120 lumen/watt), ma danno una luce gialla poco gradevole e raggiungono la piena potenza luminosa solo dopo ca. 5 minuti dall'accensione. Gli impianti sportivi all'aperto richiedono un illuminamento minimo di 300 lux; o di almeno 1000 lux se sono previste riprese televisive a colori. Nei mezzi di trasporto pubblico e privato (autobus, filovie, autovetture, veicoli ferroviari, navi, aeroplani, ecc.) l'illuminazione elettrica viene generalmente derivata dall'impianto di bordo a bassa tensione, alimentato da batterie di accumulatori o, secondo il mezzo di trasporto, da una piccola centrale autonoma (navi). L'illuminazione di monumenti architettonici ha lo scopo di metterne in evidenza le caratteristiche estetiche, accentuando determinate linee e superfici e creando effetti di chiaroscuro particolarmente suggestivi. A questo scopo vengono usati proiettori a luce bianca con lampade allo xeno e allo iodio, che hanno proprietà spettrali simili a quelle della luce diurna e, quando si vogliono ottenere effetti speciali, lampade colorate del tipo a scarica.

Tecnica: illuminazione fotografica e cinematografica

Nella fotografia e nella cinematografia l'illuminazione può essere naturale, artificiale o mista. Nel primo caso le possibilità di controllo dell'illuminazione sono limitate: nelle riprese in esterno l'unica possibilità di intervento consiste nel variare, quando è possibile, la posizione del soggetto e della macchina rispetto al Sole, utilizzando eventualmente pannelli riflettenti per ammorbidire le ombre; nelle riprese in interno, invece, generalmente non si può che attendere il momento più favorevole. Per queste ragioni, sia in esterno sia in interno, si ricorre spesso all'illuminazione artificiale o mista mediante dispositivi (diffusori e proiettori) che consentono di esercitare un controllo accurato non solo sull'intensità generale dell'illuminazione, ma anche sulla temperatura di colore della luce, sulla direzione principale e sul contrasto di illuminazione. Si utilizzano lampade a incandescenza, survoltate o lampade alogene; la temperatura di colore della luce può essere modificata mediante filtri anteposti alla lampada, o pannelli riflettori. In fotografia è molto usato anche il lampo elettronico (flash).

Tecnica: illuminazione teatrale

In teatro la corrente elettrica, alimentata da circuiti fra loro indipendenti e comandati dalla cabina, viene distribuita con intensità graduabile. Il palcoscenico dispone di attrezzature illuminotecniche fisse e mobili: sono fisse la ribalta (lungo la linea di proscenio), le bilance e il bilancione (sospesi in soffitta a intervalli regolari) che illuminano di luce omogenea e diffusa tutta la scena; sono semifisse, con numero variabile di apparecchi, il ponte-luce (a metà soffitta), le torrette (laterali al boccascena), le luci di sala (laterali al boccascena esternamente), le luci di fondosala e in “cupola”. Gli apparecchi producono luci diffuse (ribalta, bilance, parabole, rivette) o a raggio concentrato (riflettori, proiettori, occhi di bue) secondo che la luce sia diffusa da uno specchio metallico a coppa situato dietro la lampada o concentrata da una lente collocata davanti alla medesima. La luce viene colorata con schermi speciali (gelatine), la forma del raggio è corretta con bandiere incorporate nell'apparecchio o con schermi sagomati. Effetti speciali si ottengono con proiezioni, lampade ad arco, lampade fluorescenti, ecc.

Diritto: erogazione del servizio

Il servizio d'illuminazione dei luoghi pubblici, delle vie e delle piazze, site nei comuni, nelle frazioni e nelle borgate, inizialmente fu affidato dai comuni, in concessione, agli enti produttori di energia elettrica. Il R. D. 15 ottobre 1925 n. 2578 diede la possibilità ai Comuni e alle Province di assumere direttamente l'impianto ed esercizio dell'illuminazione pubblica e privata. Furono così costituite le Aziende Elettriche Municipali. Con la nazionalizzazione dell'energia elettrica e l'istituzione dell'ENEL (legge 6 dicembre 1962, n. 1643) tale compito veniva affidato al nuovo ente. Agli enti locali che già esercitavano questa attività veniva data facoltà di ottenerne la concessione dall'ENEL. Con la legge 8 giugno 1990, n. 142, e poi con il decreto legislativo 18 agosto 2000, n.267 (art. 112), la gestione dei servizi d'illuminazione è stata affidata ai Comuni e alle Province, nell'ambito delle rispettive competenze. Questi enti, in relazione alle proprie esigenze, gestiscono i servizi d'illuminazione in concessione a terzi, a mezzo di aziende speciali o a mezzo di società per azioni, generalmente con gare d'appalto.

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