Rosmini-Serbati, Antònio

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Biografia

Filosofo italiano (Rovereto 1797-Stresa 1855). Uomo di Chiesa e teologo, si propose di riesaminare a fondo i valori della tradizione cristiana nel loro incontro con la filosofia moderna, da lui profondamente studiata e assimilata. La sua precocissima vocazione religiosa – nonostante una viva opposizione della famiglia – lo portò, dopo studi condotti a Rovereto e a Padova, a conseguire il sacerdozio nel 1821. A questo seguì un lungo periodo in cui alternò la lenta elaborazione del suo sistema di pensiero con una vivace attività di fondatore e organizzatore di un nuovo ordine religioso: Istituto della Carità (poi congregazione dei rosminiani) a Domodossola. È questo il momento più fecondo della meditazione filosofica di Rosmini-Serbati, che a ritmo serrato pubblicò: Opuscoli filosofici (1827), contro Galluppi, Nuovo Saggio sull'origine delle idee (1830), Principi della scienza morale (1831), Il rinnovamento della filosofia in Italia (1836), Storia comparativa e civica dei sistemi intorno al principio della morale (1837), Filosofia del diritto (1841-45), Teodicea (1845), Costituzione secondo giustizia sociale (1848), in cui si delineano chiaramente i suoi interessi politici. Interessi che accompagnarono costantemente la sua attività di pensatore e di uomo di Chiesa e che culminarono in una missione – favorita da Gioberti – nel 1848 presso Pio IX, il cui fine era di perorare presso il papa la causa dell'unità italiana e della guerra contro l'Austria. La sconfitta che ne seguì condusse Rosmini-Serbati all'abbandono della politica attiva e a un periodo di ritiro e di meditazione, ora a Domodossola ora a Stresa, sino alla sua morte: periodo amaro per l'ostilità dei gesuiti filoaustriaci, che si adoperarono in ogni modo per impedire la sua nomina a cardinale e la pubblicazione delle sue opere (riuscendo però a bloccare soltanto la stampa del trattato su Le cinque piaghe della Chiesa, 1846). Sono di quest'ultimo, fecondissimo periodo di studi altre importanti opere nella varietà dei titoli, testimonianza dei molteplici interessi di Rosmini-Serbati: il Compendio di etica (postumo, 1907), Psicologia (postumo, 1946-50), Gioberti e il panteismo (1846), Sul comunismo e sul socialismo (1849), Aristotele esposto ed esaminato (1857).

Filosofia: il pensiero

Per inquadrare adeguatamente la filosofia di Rosmini-Serbati bisogna insistere sul concetto che egli è forse il primo pensatore cristiano che abbandoni un atteggiamento scolastico-dogmatico, muovendo invece, sulla scia di Kant – da lui certamente avversato e criticato, ma insieme profondamente apprezzato, studiato e rivissuto – dal fondamentale problema gnoseologico secondo cui alla costruzione di un sistema del sapere va premessa l'analisi dei modi e dei procedimenti della conoscenza. Opponendosi con accanimento al concetto sensistico della riduzione della conoscenza a mera esperienza sensibile, e rifiutando comunque l'empirismo in generale, Rosmini-Serbati accetta il punto di vista kantiano secondo cui la conoscenza non può basarsi che su elementi a priori. Ciò che però lo distingue da Kant – testimoniando per altro una comprensione un poco unilaterale del criticismo, nella prospettiva che di esso ha Rosmini-Serbati – è un deciso rifiuto del carattere di soggettività dell'a priori kantiano: a questo carattere soggettivo Rosmini-Serbati intende contrapporre l'oggettività dell'a priori della conoscenza. Tale a priori oggettivo – e con questo si entra veramente nel cuore del suo pensiero – è l'idea dell'essere, originaria e primaria intuizione dell'intelletto, precedente tanto sul piano gnoseologico quanto su quello ontologico ogni altro possibile contenuto del conoscere, e insieme forma originaria di tutti questi possibili contenuti. L'uomo, soggetto di esperienza e di sensibilità, si avvale sì dell'una e dell'altra – come volevano i sensisti – per pervenire alla conoscenza: ma tutti questi elementi resterebbero per sé dispersi, confusi e scoordinati, se l'a priori dell'idea dell'essere non li informasse sin dal principio. In questo senso – dice Rosmini-Serbati – l'idea dell'essere è da intendersi come il sentimento fondamentale, che precede e informa ogni altro sentire ed esperire, e quindi in definitiva ogni conoscenza possibile. Il collegamento del contenuto sensibile e del dato dell'esperienza con la forma a priori dell'essere, e quindi il luogo dove l'idea dell'essere dà forma a tale contenuto, è per Rosmini-Serbati la funzione logica del giudizio, che stabilisce definitivamente l'oggettività della conoscenza dell'essere. Solo se si è compiuta tale analisi non solo preliminare, ma veramente fondante, si può, secondo Rosmini-Serbati, trasferirsi sicuramente sul piano dell'ontologia, cioè dello studio e del discorso filosofico intorno all'essere, possedendo insieme una giustificazione gnoseologica sufficiente per l'elaborazione di una metafisica e di una teologia non più meramente dogmatiche. Secondo questa sua nuova prospettiva metafisica, Rosmini-Serbati individua tre forme dell'essere: la forma ideale, reale e morale, che sussistono come realmente diverse, e che solo in Dio trovano la loro inscindibile e compiuta unità. Al contrario, nella sua natura di ente limitato e finito, l'uomo possiede solo la forma ideale dell'essere, che è però la garanzia della sua emergenza originaria e costitutiva su tutto il reale, e quindi della sua specifica caratteristica di soggetto portatore dell'ideale dell'essere. Definito così l'uomo come portatore dell'idea dell'essere, ne sgorgano immediatamente tutte quelle conseguenze etiche e politiche alla cui delucidazione Rosmini-Serbati per tanto tempo attese: la capacità dell'uomo di riconoscere l'ordine oggettivo delle cose, e quindi la sua libertà morale di accettare o di negare quest'ordine; la possibilità, dunque, di conoscere e accettare, muovendo dall'ordine ideale dell'essere, anche la sua forma reale e la sua forma morale. Sul piano politico, una concezione di questo tipo, basata sul dovere dell'accettazione di un ordine reale e morale oggettivo (dovere fondato però sulla libertà e sulla nobiltà ideale del soggetto umano, e quindi sul riconoscimento dei suoi diritti) finisce necessariamente, in Rosmini-Serbati, per esplicitarsi in un liberalismo moderatamente conservatore, che finì per alienargli tanto le simpatie dei reazionari più intransigenti quanto il favore dei rivoluzionari radicali.

Bibliografia

L. Bulferetti, Rosmini nella restaurazione, Firenze, 1942; G. Borretti, Vita di Rosmini, Rovereto, 1959; G. Bergamaschi, Bibliografia rosminiana, Milano, 1967; G. Molteni, La libertà religiosa in Rosmini, Milano, 1972; G. Velocci, La Chiesa di Rosmini, Roma, 1974; G. Campanini, Rosmini politico, Milano, 1990.

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