idrocèle (medicina)
sm. [sec. XIX; idro-+-cele]. Raccolta di liquido sieroso nella cavità vaginale del testicolo o lungo il cordone spermatico (idrocele funicolo-vaginale) in residui del dotto peritoneo-vaginale (detta anche vaginalite cronica sierosa). In rapporto alle cause può essere: primario, o essenziale, quando s'instaura senza motivo apparente e non è dimostrabile la presenza di germi; secondario, o sintomatico, se è sostenuto da tubercolosi, lue, blenorragia, tumori dell'epididimo e del testicolo. Spesso la cavità vaginale, per sviluppo incompleto, è più ampia del normale e allora l'idrocele , per libera comunicazione con la cavità peritoneale, può essere comunicante; in caso diverso si tratta di idrocele non comunicante. Nel caso di idrocele comunicante, o congenito, si può avere l'associazione di ernia inguinale congenita. Può essere presente alla nascita o manifestarsi poco dopo con la presenza di una tumefazione riducibile nell'addome, con la pressione o anche con il passaggio del paziente dalla posizione eretta a quella distesa. In genere è interessato un solo testicolo e l'emiscroto corrispondente si presenta con cute sovrastante scorrevole, aumentato di volume e di consistenza; la palpazione può suscitare dolore che si irradia all'inguine e all'addome; vi è fluttuazione; il testicolo e l'epididimo di solito non sono palpabili. Di solito l'idrocele idiopatico ha carattere cronico con progressiva comparsa dei sintomi. La tumefazione può assumere dimensioni notevoli e recare fastidio al soggetto, portando a difficoltà nei rapporti sessuali e nella minzione. Le complicazioni sono: infezioni secondarie e suppurazione, ematocele, ernia del canale peritoneo-vaginale. La diagnosi viene formulata con l'esame citologico, batteriologico e sierologico del liquido estratto per puntura e con l'esplorazione del testicolo e dell'epididimo dopo svuotamento. La dimostrazione immediata dell'idrocele è possibile con transilluminazione, mediante una lampada della massa in camera oscurata. Attraverso la massa translucida dell'idrocele si vede l'ombra del testicolo al fondo dello scroto. La terapia radicale è chirurgica e consiste nell'incisione, asportazione ed eversione della vaginale. Nell'idrocele idiopatico si può anche intervenire con il metodo delle iniezioni modificatrici. Si inietta nella cavità vaginale una sostanza che determina una reazione infiammatoria modesta, che porta alla formazione di sinfisi tra i foglietti sierosi. Si usano a tale scopo il morruato sodico, la chinina e l'uretano. Tale metodica terapeutica è controindicata nell'idrocele comunicante per la possibilità di diffusione di medicamenti in cavità peritoneale, irritazione e formazione di sinechie a livello degli organi addominali. Le semplici punture evacuative sono di solito seguite da recidive e sono controindicate in caso di idrocele comunicante per la possibilità di infezioni al peritoneo. Nel caso dell'idrocele sintomatico è determinante individuare la causa ed eliminarla.