gufo
IndiceLessico
sm. [sec. XIV; latino tardo gufo].
1) Nome di numerosi Uccelli della famiglia degli Strigidi.
2) Fig., persona poco socievole; misantropo; si dice anche di persona sciocca o goffa.
3) Non comune, mantella di pelliccia usata dai canonici di alcune collegiate.
Gufo reale (Bubo bubo).
De Agostini Picture Library / A. Calegari
Gufo. Voce di un gufo comune (Asio otus).
Zoologia
Il gufo comune (Asio otus), lungo ca. 35 cm, è caratterizzato da due lunghi ciuffi sovraoculari di colore bruno-nero, da occhi arancioni, da cerchi facciali ampi e completi; il piumaggio è fulvo macchiettato o barrato di scuro e i tarsi e le dita, munite di grandi unghie adunche, sono ricoperti di penne. Vive in Europa e in buona parte dell'Asia, spostandosi più a sud in inverno. Conduce un'esistenza strettamente notturna, frequentando soprattutto i boschi dove caccia piccoli mammiferi e insetti. Nidifica in nidi abbandonati, nonché sul terreno. In Italia è diffuso un po' ovunque, ma non è mai abbondante. Allo stesso genere appartiene il gufo di palude (Asio flammeus), che si distingue dal precedente per il colore fulvo più chiaro del piumaggio e per i ciuffi assai meno visibili; frequenta le zone aperte paludose, cacciando soprattutto all'alba e al tramonto. Al genere Bubo appartiene il gufo reale (Bubo bubo), caratterizzato dalle dimensioni imponenti (fino a 70 cm di lunghezza), dai grandi ciuffi sovraoculari color ruggine, dagli amplissimi occhi arancioni. Il suo piumaggio è giallo-bruno, con macchie più scure; le zampe, assai robuste, con unghie ricurve e appuntite, sono fittamente ricoperte di penne; il becco adunco è nero. L'area di distribuzione comprende l'Europa, parte dell'Africa settentrionale e dell'Asia. In Italia è raro e relegato quasi esclusivamente alle aree montuose più selvagge. Allo stesso genere appartiene il gufo virginiano (Bubo virginianus), diffuso in tutto il continente americano. Propri dell'Africa sono il gufo latteo (Bubo lacteus), così chiamato per le screziature bianche del piumaggio e per i grandi dischi facciali bianchi, e il gufo pescatore (Scotolepia peli), che si alimenta di pesci.
Etologia: il gufo reale
Predatore territoriale essenzialmente notturno, il gufo reale emette a tratti il suo richiamo, simile a un breve e cupo ululato che nelle notti tranquille si ode da grande distanza. I gufi si dividono lo spazio proprio attraverso l'intensità dei rispettivi richiami, dalla quale sono in grado di valutare le distanze degli altri gufi. Trascorre le ore di luce posato su una roccia, un ramo o la terra, protetto dalla colorazione macchiata e striata che insieme ai ciuffi di penne erette sul capo, che ne spezzano il contorno, gli conferisce un notevole criptismo. Il gufo reale è perfettamente in grado di volare anche in pieno giorno ma, se viene disturbato, assume un atteggiamento terrifico, aprendo un po' le ali e gonfiando le penne del corpo, e contemporaneamente emette con il becco una sequenza di schiocchi che contribuiscono a intimorire l'intruso. Le penne sollevate lo fanno apparire alquanto ingrossato e allo stesso tempo inducono in errore un eventuale predatore circa il bersaglio da colpire; inoltre attutiscono meglio i colpi. Questo comportamento di minaccia fa parte della coordinazione motoria ereditaria di molti gufi e compare nei nidiacei assai presto. Anzi, proprio in questi è particolarmente protettivo, dato che non sono ancora in grado di fuggire né di opporsi fisicamente a un predatore. Come tutti i rapaci notturni, il gufo reale inghiotte le prede intere o a grandi pezzi, inclusi peli, penne e ossa. Tutto il materiale non digeribile viene accumulato nel gozzo, compattato a formare una borra caratteristica e poi periodicamente rigettato. Poiché le borre si degradano in alcune settimane e talvolta anche in un periodo di tempo più lungo, è possibile reperirne una grande quantità presso i posatoi dei gufi e, dall'analisi dei resti indigeriti, ricostruire la dieta di questi uccelli. Il gufo reale ha un'alimentazione estremamente variata sia per composizione sia per dimensioni delle prede, che vanno da quelle di un piccolo topo a quelle di una lepre. In Svezia, oltre la metà delle prede sono mammiferi, specialmente roditori, un terzo sono uccelli e il resto animali vari fra cui soprattutto pesci, ma anche anfibi e rettili. La composizione della dieta può variare, naturalmente, con l'area abitata dal gufo, ma i roditori sembrano comunque costituirne sempre la parte preponderante. Fluttuazioni assai ampie nell'abbondanza delle prede sono particolarmente frequenti nella parte più settentrionale dell'areale di distribuzione del gufo reale, che copre una fascia latitudinale compresa fra il deserto del Sahara e la Siberia; ma proprio grazie alla capacità di sopportare condizioni ambientali talmente estreme il gufo reale può abitare e nidificare in un'area così vasta. Il gufo reale forma coppie che si mantengono fedeli per tutta la vita, rinsaldate ogni anno, nella stagione degli amori, dalle cerimonie di corteggiamento del maschio. Queste si svolgono nelle ore serali o notturne a terra, dove il maschio, ben eretto e con le penne del collo sollevate, si muove intorno alla femmina. I legami della coppia si vanno rinsaldando a partire dalla fine di febbraio; le uova, da 1 a 3, vengono deposte a intervalli di alcuni giorni una dall'altra, in Europa da metà marzo a metà aprile, e sono covate dalla madre per poco più di un mese e deposte direttamente sul terreno, su sbalzi di pareti di roccia, in buchi di alberi e spesso anche in nidi abbandonati di altri uccelli. La disponibilità di cibo in certi luoghi o in certi anni condiziona il successo riproduttivo sia a livello della popolazione sia a livello individuale. Se il cibo è scarso, infatti, molte coppie non si riproducono affatto o depongono un numero di uova più basso. Spesso, se le uova sono 3, l'ultimo o gli ultimi nati non hanno cibo sufficiente per sopravvivere e non di rado vengono uccisi dai fratelli più robusti e meglio nutriti. Talvolta è la stessa madre che uccide i più piccoli e li dà in pasto ai fratelli o se ne ciba essa stessa. Al contrario, nei luoghi o nelle annate ricche di prede, il padre può cacciare incessantemente per gran parte della notte e portare vicino al nido prede sufficienti a nutrire la femmina e tutti i figli. Quando i giovani sono in grado di sostare eretti e di muovere i primi passi è frequente che si allontanino dal nido, restandone tuttavia nelle vicinanze, dove i genitori continuano a nutrirli. Prima dell'età di due mesi già sbattono le ali, esercitando i muscoli del volo mentre si tengono aggrappati saldamente al punto di appoggio, e a circa due mesi e mezzo si lanciano definitivamente in volo. Finché dura la stagione estiva i giovani restano vicino ai genitori. Attirati da tutto ciò che si muove sul terreno, si esercitano nelle prime catture e imparano progressivamente a distinguere il fruscio delle prede dai rumori della natura inanimata. In autunno, i giovani, ormai indipendenti, non potranno più restare con i genitori. Il padre, infatti, ricomincia a proclamare il possesso della sua area con il caratteristico ululato, che li induce ad abbandonare il territorio paterno. Errando di territorio in territorio, molti di essi si spingeranno fino ai confini estremi dell'areale. Alcuni, cacciatori ancora non provetti, al sopraggiungere del primo inverno troveranno la morte per inedia.