struzzo

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Lessico

sm. [sec. XIV; dal latino tardo struthío, risalente al greco struthíōn, dim. di strûthos, passero e uccello in genere]. Uccello struzioniforme (Struthio camelus) della famiglia degli Struzionidi. In loc. fig.: stomaco di struzzo, di chi digerisce o sopporta tutto, con riferimento all'abitudine dell'animale di inghiottire gli oggetti più vari; fare come lo struzzo, la politica dello struzzo, ignorare volutamente situazioni o problemi spinosi, secondo la leggenda per cui lo struzzo, in prossimità del pericolo, nasconderebbe il capo sotto la sabbia. Con il nome di struzzo americano è anche noto il nandù.

Zoologia

Lo struzzo è il più grande uccello vivente, raggiungendo normalmente un'altezza di 200-250 cm e un peso di ca. 120 kg (eccezionalmente quasi 300 cm e oltre 150 kg). Ha il tronco massiccio, ovoidale, retto da due alte zampe muscolose, prive di penne, con i tarsi ricoperti anteriormente da grandi squame cornee e provviste solo di due dita unghiate poggianti su un cuscinetto plantare. Il collo, molto lungo, presenta soltanto una rada peluria e culmina con una piccola testa appiattita munita di un becco non molto lungo, ma assai robusto e terminante con un'unghia. Grandi e vivaci gli occhi, i quali oltre a essere protetti da palpebre ben sviluppate presentano delle singolari lunghe ciglia nere. Il tronco è ricoperto in gran parte di penne molli, cascanti e, soprattutto sulla coda e sulle ali, arricciate. Il colore del piumaggio è uniformemente grigio nelle femmine, nero con le remiganti e le timoniere bianche nel maschio. È presente con alcune sottospecie in quasi tutta l'Africa, mentre si è estinto in Arabia e in Siria, dove frequentava le zone desertiche e le steppe. Cacciati da millenni, questi uccelli subirono il massimo delle persecuzioni quando, tra la fine del sec. XIX e l'inizio del XX, la moda femminile impose le penne di struzzo come ornamento per i cappelli e per i vestiti. Anzi, per soddisfare la grande richiesta di queste penne, sorsero fiorenti allevamenti di struzzi. Il decadere di una tale moda e la promulgazione di severe norme protettive hanno salvato la specie dall'estinzione. Oggi gli struzzi vengono allevati soprattutto per la pelle, ritenuta materiale pregiato nell'industria della pelletteria, e per la carne che possiede un alto valore nutritivo.

Etologia

Lo struzzo è splendidamente adattato alla vita nelle savane, nelle quali occupa una posizione ecologica simile a quella di alcune antilopi. Si incontrano struzzi, tuttavia, anche nelle zone subdesertiche e dove, ai confini delle savane erbose, il terreno si ricopre di vegetazione arbustiva alquanto più alta, ma non nelle aree boscose, dove sia la vista che la corsa veloce poco varrebbero contro gli agguati dei predatori. Legato all'acqua, che ha necessità di bere regolarmente, può compiere spostamenti stagionali, abbandonando le regioni troppo aride nel periodo più secco. Al di fuori del periodo delle cove, gli struzzi pascolano per gran parte del tempo; in verità, trattandosi di animali onnivori, insieme alle piante divorano una grande quantità di piccoli animali sorpresi fra la vegetazione, fra cui insetti, rettili e mammiferi. Nello stomaco degli struzzi si trovano spesso materiali estranei all'alimentazione e fra questi invariabilmente sassi di forma regolare (fino a quasi un chilo di peso in un individuo adulto), che aiutano la triturazione del cibo, ingerito intero, nello stomaco. Questo giustifica erroneamente la grande tolleranza e la grande forza attribuite allo stomaco dello struzzo. Oltre a essere relativamente criptico quando è adagiato fra l'erba, lo struzzo gode di un certo criptismo anche durante il pascolo, quando il lungo collo nudo, piegato fino a terra, assomiglia a una terza zampa, rompendo il normale contorno dell'animale e confondendo, almeno a distanza, i predatori. Gli struzzi al pascolo, tuttavia, vigilano costantemente, sollevando il capo con frequenza, ed essendo dotati di una vista assai acuta, in genere sono in grado di scoprire i predatori prima che questi siano giunti a distanza d'attacco. Quando è in pericolo, tuttavia, lo struzzo possiede nella fuga la sua miglior difesa, almeno nei confronti dei predatori più grandi e pericolosi, come i leoni, i ghepardi, le iene e i licaoni; uno struzzo adulto in corsa può sfiorare per brevi tratti i 75 km all'ora e può mantenere i 65 km all'ora per parecchi chilometri. I piccoli, entro il primo mese di vita, raggiungono una velocità stimata prossima a 55 km all'ora. I predatori più piccoli, come gli sciacalli, i serpenti e gli uccelli rapaci, che hanno maggiori probabilità di avvicinarsi, vengono spesso aggrediti o tenuti a bada a colpi di zampe che, armate di zoccoli spessi e duri, possono dimostrarsi armi micidiali. Al sopraggiungere della stagione riproduttiva, i maschi diventano intolleranti nei confronti degli altri maschi ed emettono ritmicamente richiami dalla tonalità assai profonda, che servono a dichiarare il possesso di un territorio, nel quale avranno luogo l'accoppiamento e l'allevamento. I maschi disposti a cimentarsi per il possesso del medesimo territorio si fronteggiano e si aggrediscono a colpi di zampe, colpi talmente violenti che talvolta, oltre a ferire l'avversario, possono farlo cadere a terra. Il maschio che corteggia una femmina si lascia cadere sui tarsi agitando le ali ampiamente spiegate e si frusta fragorosamente i fianchi con il collo, cerimonia che può durare parecchi minuti, poi si rizza in piedi, compie una breve corsa verso la femmina, batte i piedi e ripete la cerimonia di corteggiamento più vicino a essa. Se la femmina accetta il maschio, semplicemente non si allontana e l'accoppiamento può aver luogo. Più di una femmina può essere corteggiata nello stesso periodo da un maschio e il piccolo harem resterà unito fino alla fine delle cove. Ciascuna femmina depone da 2 a 11 uova dal guscio bianco e lucido, simile a porcellana, e pesanti fino a 2 kg, nello stesso nido, una semplice depressione del terreno all'interno di un'area di erba calpestata, ma in casi eccezionali sono stati trovati nidi contenenti quasi 80 uova. Una sola femmina normalmente, che sembra dominare gerarchicamente su tutte le altre, si occupa dell'incubazione durante il giorno, sostituita dal maschio nelle ore notturne; qualsiasi sia il numero di uova, tuttavia, sembra che non più di 20-25 possano essere accudite, e solo queste si schiuderanno. La schiusa avviene in modo piuttosto sincrono dopo 6 o 7 settimane di incubazione e i piccoli, ricoperti da un ispido piumino di colore alquanto criptico, sono in grado di seguire i genitori già nel secondo giorno di vita. Il periodo dell'incubazione e i primi giorni dopo la schiusa sono i più critici per la sopravvivenza della nidiata, che infatti è soggetta a un'intensa predazione; tuttavia i sistemi difensivi dei genitori sono molto efficaci. Oltre all'attacco diretto contro i predatori più piccoli, infatti, i genitori, in prossimità dei predatori più grandi e pericolosi, abbandonano per tempo il nido, rendendosi un bersaglio visibile che induce i predatori a un inseguimento destinato all'insuccesso. Se le uova vengono lasciate incustodite, invece, il nido può essere trovato e saccheggiato da predatori minori, inclusi corvi e uccelli rapaci. I piccoli, all'età di circa 8 settimane, mutano il piumino ispido con una livrea simile a quella delle femmine, che manterranno fino a due anni; il piumaggio dei due sessi si differenzia solo nel terzo anno e la maturità sessuale viene raggiunta fra il terzo e il quarto anno di vita.

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