gengivite

sf. [sec. XIX; da gengiva+-ite]. Processo flogistico delle gengive, con possibilità di evoluzione in periodontite con flogosi e degenerazione dei tessuti che circondano e sostengono i denti. Può essere causata da scarsa igiene del cavo orale, presenza di tartaro, respirazione orale per deficiente od ostacolata respirazione nasale, paradentiti, infezioni intestinali, tubercolosi, lue, avitaminosi (scorbuto, pellagra) e deficienza di calcio, uso di farmaci antiepilettici o a base di bismuto e di mercurio, contatto prolungato in ambiente di lavoro con sostanze tossiche (argento, rame, piombo, ecc.). Spesso si osserva in pubertà e durante la gravidanza, probabilmente favorita dall'intervento di fattori endocrini. Le gengiviti possono essere acute, croniche o ricorrenti e assumere vari aspetti morfologici in rapporto alle cause e anche alle particolari condizioni dei tessuti locali; si hanno così le gengiviti argiriche (da argento), saturnine (da piombo), le gengiviti tossiche medicamentose, ecc.; inoltre, le gengiviti desquamative (caratterizzate dalla desquamazione dell'epitelio gengivale), le gengiviti ipertrofiche (con iperplasia e ipertrofia abnorme del corion gengivale), le gengiviti marginali (localizzate al bordo gengivale), le gengiviti ulcero-necrotiche (con ulcerazioni di carattere necrotico), ecc. La sintomatologia è costituita da: congestione e iperplasia delle gengive, nelle quali si formano precocemente tasche gengivali profonde dove si insediano germi, ipertrofia delle papille, presenza costante di tartaro. La terapia deve essere soprattutto profilattica, curando la pulizia della bocca, rimovendo le cause locali e generali, asportando chirurgicamente i tessuti iperplastici. È buona norma la rimozione quotidiana della placca con il filo dentale e lo spazzolino e la pulizia di routine da parte del dentista ogni 4-6 mesi. Il trattamento consiste nel controllare la placca e i fattori locali e sistemici che possono causare la gengivite.