ipertrofìa
sf. [sec. XIX; da iper+greco trophḗ, nutrizione e per estensione aumento]. Aumento del volume di un organo per aumento del numero e del volume delle cellule che lo compongono, non necessariamente legato a un aumento funzionale ma piuttosto a un'ipofunzione. Si verifica nei tessuti le cui cellule non possono moltiplicarsi, come, per esempio, quello cardiaco e quello nervoso, in tutte le condizioni in cui c'è richiesta di aumentare il lavoro. Un esempio classico di ipertrofia è quella che interessa il cuore in occasione di uno sforzo fisico notevole oppure di situazioni patologiche di aumentata resistenza nel circolo periferico. Un altro esempio è l'ipertrofia del muscolo in seguito a esercizio muscolare protratto. L'ipertrofia è un processo reversibile che cessa quando si interrompe lo stimolo; in alcuni casi casi si parla di ipertrofia complementare, quando una parte di un organo aumenta il suo volume per supplire alla perdita (funzionale o in seguito ad asportazione) di una sua parte, per esempio nel caso di ipertrofia cardiaca e renale (da asportazione del rene controlaterale). In questo caso l'ipertrofia, una volta instaurata, diventa permanente. § Nei vegetali i fenomeni ipertrofici coincidono con manifestazioni iperplastiche.