funerària, arte
IndiceDalla preistoria alla civiltà romana
Fin dalla preistoria il seppellimento dei defunti e i riti a esso connessi diedero luogo a importanti manifestazioni artistiche (architettura, scultura, pittura) esprimenti l'esigenza di creare una continuità tra vita e morte, configurando sui modelli della vita terrena il regno dell'oltretomba. Per alcune civiltà antiche, anzi, le testimonianze funerarie sono pressoché le uniche rimaste, dato che le “città dei morti” sono sopravvissute a quelle dei vivi: così per i sepolcreti della Valle dei Re nell'antico Egitto "Per approfondire Vedi Gedea Arte vol. 1 pp 154-171" "Per approfondire Vedi Gedea Arte vol. 1 pp 154-171" e per le necropoli dell'Etruria "Per approfondire Vedi Gedea Arte vol. 2 pp 234-241" "Per approfondire Vedi Gedea Arte vol. 2 pp 234-241" , dove le tombe (che ripetono la struttura della casa o del palazzo) sono adorne di dipinti che rievocano scene della vita del defunto, effigiato sul sarcofago o in statue e busti e attorniato dai suoi oggetti quotidiani (armi, gioielli, vasellame, ecc.; in Egitto, anche le riproduzioni, in scala da “modellino”, dei familiari, dei servi, dei cavalli, ecc.). Un altro esempio di necropoli, paragonabile per ampiezza ai precedenti, è costituito dalle catacombe cristiane, che alla povertà della struttura architettonica affiancano l'uso di oggetti di derivazione pagana (sarcofagi, ritratti, affreschi decorativi) caricati di nuovi valori simbolici che li rendono assimilabili alla nuova religione. A fianco della “città dei morti” (di cui è una variante la “via dei sepolcri”, come la via Appia a Roma) per tutta l'antichità restò valido il concetto di edificio tombale autonomo, che talora assommava in sé la funzione di tempio (le piramidi egiziane, gli stūpa indiani, il tempio a gradoni di Palenque nel Messico, ecc.) e più spesso assunse valore simbolico e celebrativo (le thóloi micenee, il celebre Mausoleo di Alicarnasso, i grandi complessi tombali degli imperatori romani).
Funerario. La tomba di Tutankhamon nella Valle dei Re a Tebe.
De Agostini Picture Library/G. Sioën
Funerario. Sarcofago etrusco di Torre Severo con scena raffigurante Ulisse e Achille (Orvieto, Musei Civici).
De Agostini Picture Library/G. Dagli Orti
Funerario. Sarcofago etrusco di Larthia Seianti (Firenze, Museo Archeologico).
De Agostini Picture Library/N. Grifoni
Funerario. Veduta delle piramidi di El-Gîza, in Egitto.
De Agostini Picture Library/A. Vergani
Funerario. Veduta dello stupa 3 a Sanchi, in India.
De Agostini Picture Library/G. Nimatallah
Funerario. Il Taj Mahal ad Agra, in India.
De Agostini Picture Library/E. Turri
Funerario. Tomba di Lorenzo de' Medici realizzata da Michelangelo (Firenze, chiesa di S. Lorenzo).
De Agostini Picture Library/G. Dagli Orti
Funerario. Monumento funebre alla beata Ludovica Albertoni realizzato da G. L. Bernini (Roma, S. Francesco a Ripa).
De Agostini Picture Library
Dal Medioevo al Novecento
Questa tradizione, continuata ancora in epoca tardo-antica e barbarica in Occidente (mausolei di Teodorico e Galla Placidia a Ravenna, quest'ultimo adorno di stupendi mosaici) e più a lungo in Oriente, con la religione islamica (moschea funebre di Tamerlano a Samarcanda; Tāj Mahal ad Agra), si perse nel Medioevo con l'uso cristiano di seppellire i morti nelle chiese. Di conseguenza, dal gotico al barocco i monumenti funebri divennero ornamento plastico sempre più importante dell'architettura sacra. Dalle semplici lastre tombali sul pavimento, in pietra o metallo (diffuse specialmente in Inghilterra e Francia) si passò a strutture più complesse, come quella del sarcofago con la figura giacente del defunto, attorniato e sorretto talora (nelle tombe borgognone del sec. XV) da figure di pleurants, o quella della tomba a muro, tipica del Quattrocento italiano (Donatello, Michelozzo, Rossellino, ecc.). Nel Cinquecento, Michelangelo diede al tema della tomba una complessità di forme e di significati simbolici (progetti della tomba di Giulio II; sepolcri medicei) che fu ripresa, con maggior enfasi scenografica, dagli scultori barocchi (Bernini). Lo schema del monumento funebre barocco (figura del defunto orante o benedicente, figure allegoriche) continuò, semplificandosi e irrigidendosi, in epoca neoclassica e ancora nell'Ottocento, mentre contemporaneamente, a iniziare dall'Illuminismo, avveniva un profondo mutamento nel modo stesso di considerare l'architettura, con l'emergere di esigenze razionali e laiche (progetti di Ledoux e Boullée), che anticiparono il famoso editto napoleonico sull'istituzione dei cimiteri (1806). Da questo momento divenne prevalente l'aspetto urbanistico nella creazione dei complessi cimiteriali delle grandi città, realizzati con i più diversi stili storicistici (neoclassico il cimitero di Brescia, neogotico il Monumentale di Milano, ecc.). Nel corso dell'Ottocento e del Novecento, la desolante uniformità e convenzionalità delle soluzioni strutturali e decorative (se si eccettua il singolare episodio della scultura cimiteriale liberty di un Bistolfi o di un Wildt) hanno denunciato l'incapacità della nostra epoca di reinterpretare antichissimi contenuti in forme nuove che non cadano nella retorica celebrativa. Tra i pochi esempi di sobria ed efficace monumentalità, si segnala il Sacrario delle Fosse Ardeatine a Roma.