fagocitòsi

sf. [sec. XIX; da fagocito+-osi]. Processo biologico attraverso il quale alcuni tipi di cellule (fagociti) inglobano nel loro protoplasma materiali estranei di diversa natura (microrganismi, materiali organici e inorganici corpuscolati, cellule morte e senescenti, residui di cellule in disfacimento). In genere i corpi estranei fagocitati vengono digeriti e distrutti da speciali enzimi endocellulari (catepsina). Le particelle di natura inorganica, non essendo digeribili, possono depositarsi definitivamente nella cellula sotto forma di inclusioni citoplasmatiche. Negli organismi unicellulari e nei Metazoi inferiori la fagocitosi ha significato essenzialmente nutritivo, concludendosi con la digestione e l'assimilazione delle sostanze fagocitate.Nell'uomo e, in genere, negli animali superiori, il processo fagocitario ha funzione di difesa, in quanto permette la distruzione intraorganica di materiali estranei corpuscolati e soprattutto dei microrganismi pervenuti nel sangue e nei tessuti. Possiedono spiccata attività fagocitaria alcuni leucociti (per esempio granulocitineutrofili e monociti) ed elementi fissi o mobili del sistema reticolo-istiocitario localizzati nella milza, nel midollo osseo, nel fegato, nelle ghiandole surrenali e in altri organi. Nella prima fase della fagocitosi le particelle estranee penetrate nell'organismo vengono attratte sulla superficie cellulare dei fagociti presenti nella sede di penetrazione oppure ivi giunti con la corrente sanguigna o grazie a movimenti attivi di tipo ameboide del protoplasma. La cellula fagocitante emette quindi prolungamenti citoplasmatici (pseudopodi) che circondano la particella estranea fino a inglobarla. La presenza di particolari proteine e polisaccaridi sulla superficie delle cellule microbiche conferisce loro un'elevata resistenza alla fagocitosi: tale proprietà può essere ridotta o annullata dalla presenza nel sangue di speciali anticorpi detti opsonine e dall'azione del complemento. Di norma, i germi patogeni fagocitati vengono rapidamente distrutti. In alcuni casi però (infezioni meningococciche, streptococciche, ecc.) i microrganismi possono restare vitali per lungo tempo o addirittura moltiplicarsi nei fagociti, i quali diventano un pericoloso veicolo di diffusione intraorganica del processo infettivo.

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