elettromotrice
sf. [sec. XIX; f. di elettromotore]. Veicolo di tipo ferroviario destinato al trasporto di persone, dotato di motori elettrici alimentati da una rete esterna. La denominazione ufficiale dell'elettromotrice delle ferrovie italiane è automotrice leggera elettrica. Si distinguono due tipi di elettromotrice: per percorsi brevi, metropolitani e servizi interurbani a corto raggio; per servizi rapidi su medi e lunghi percorsi da compiere a elevata velocità. Quelle del primo tipo sono caratterizzate da velocità massime non elevate (intorno ai 100 km/h) e da ottima capacità di accelerazione e di frenatura; nelle seconde è importante la velocità massima raggiungibile (nei tipi più moderni oltre 250 km/h). Nelle elettromotrici la cabina di guida è sempre separata dallo spazio interno (nei tram è solo un vano protetto da opportuna separazione) il quale viene studiato in modo da poter ospitare il maggior numero possibile di passeggeri; le elettromotrici ferroviarie più potenti, che però sarebbe più corretto chiamare locomotori o locomotive elettriche, possono avere lo spazio fuori della cabina di guida occupato dagli apparati di bordo. Nei mezzi adibiti a servizi metropolitani e interurbani i sedili sono distribuiti per lo più lungo le pareti, con largo spazio centrale per i posti in piedi; onde favorire le operazioni di discesa e di salita dei passeggeri le vetture sono dotate di ampie porte con apertura automatica, che nelle elettromotrici per metropolitane sono tre o quattro per fiancata; le elettromotrici utilizzate per formare elettrotreni hanno i sedili distribuiti per file parallele di quattro posti (tre, di gran comfort per quelli di linea veloci) con corridoio centrale, le porte ad apertura centralizzata automatica sono in genere due per fiancata poste di testa oppure lungo i lati, nel qual caso sono molto ampie e con una grande piattaforma ribassata interna. Ogni convoglio, esclusa la gran parte dei tram, è costituito da almeno due elettromotrici, una di testa e una di coda, e da vetture rimorchiate; la composizione varia in funzione del servizio di linea e dell'impiego (metropolitano, ferroviario). Costruttivamente, la cassa delle elettromotrici è a struttura portante e appoggia, in genere, su due carrelli-motore, può essere costruita in acciaio (che consente facili riparazioni) oppure in leghe leggere speciali, il cui vantaggio è rappresentato da una notevole riduzione dei pesi (fino al 30%) e da un sensibile risparmio nella manutenzione dato che le strutture non si ossidano né si deformano; di contro la costruzione richiede tecniche di saldatura molto sofisticate in quanto le leghe speciali non sono “aggiustabili” a saldatura effettuata. I motori sono sempre alimentati dalla rete aerea, che in Italia è a corrente continua: la tensione di esercizio per i tram è di 600-750 V, per le metropolitane è di 750-1500 V, mentre sulle linee ferroviarie è ormai generalizzata a 3000 V; nei tram e nelle metropolitane i motori sono raffreddati per autoventilazione, mentre nei treni si adotta la ventilazione forzata, che richiede apparecchiature ausiliarie. Le elettromotrici ferroviarie esigono sempre almeno due (o multipli di due) motori permanentemente collegati in serie, questo perché le potenze impegnate sono elevate e vi è un limite al valore di tensione massima che si può applicare a ciascun motore. La trasmissione è di tipo meccanico, ad albero cavo, con giunti elastici e cardanici o ad anello danzante; l'equipaggiamento è ormai totalmente elettronico con impiego di chopper, il che consente non solo il recupero di corrente in frenata ma anche di impostare la velocità di marcia, che può essere mantenuta in modo automatico. Sempre più diffusi, nelle elettromotrici per metropolitane, i sistemi di arresto “a bersaglio”: tale dispositivo elettronico, collegato a un sistema di riferimento posto lungo le banchine delle stazioni, attua la decelerazione e l'arresto del convoglio in modo automatico entro una spazio di trenta centimetri rispetto al limite segnato sulla banchina stessa (detto, appunto, bersaglio). L'accoppiamento delle vetture, di norma secondo multipli di due o di tre, avviene in modo automatico, realizzato dietro comando da bordo da parte del macchinista.