elettrocromatografìa
sf. [elettro-+cromato-+-grafia]. Tecnica usata per separare e analizzare campioni di macromolecole biologiche, che unisce il principio della elettroforesi con quello cromatografico della separazione tra fasi. Particolarmente promettente è la elettrocromatografia capillare, tecnica simile da un lato alla elettroforesi su capillare, ma affine alla cromatografia liquida nel principio: all'interno del capillare è presente una fase stazionaria (che può essere legata chimicamente alle pareti interne del capillare), mentre la fase mobile è una soluzione acquosa tamponata che si muove per elettrosmosi (come avviene nella elettroforesi capillare). L'efficacia separativa dell'elettrocromatografia è generalmente superiore a quella delle tecniche più tradizionali, perché in questa tecnica sia l'effetto elettroforetico che quello di ripartizione tra fasi contribuiscono alla separazione dei componenti della miscela in esame. Per questo motivo, e per altri vantaggi legati all'origine elettrica del flusso della fase mobile (a differenza di quello che ha luogo nella cromatografia liquida, che è di origine idraulica), l'elettrocromatografia sta diventando competitiva, o addirittura superiore per molte applicazioni, alle metodiche cromatografiche avanzate quali l'HPLC (High Performance Liquid Chromatography) e la cromatografia liquida su capillare. Per la cromatografia elettrocinetica micellare su capillare vedi elettroforesi.