ecografìa
sf. [eco+-grafia]. Metodica clinica che consente un accertamento diagnostico non invasivo e pressoché privo di conseguenze per il soggetto in esame. L'ecografia si avvale della possibilità di riprodurre, mediante apparecchiature a ultrasuoni, delle mappe (ecografie) di parti del corpo umano al fine di stabilire eventuali malformazioni, tumori e alterazioni patologiche in generale. La registrazione degli echi generati dal corpo in seguito all'interazione con gli ultrasuoni permette di ricostruire le caratteristiche (a volte anche le forme) delle strutture attraversate dagli ultrasuoni stessi, grazie a un'opportuna trasduzione dei segnali in onde luminose. Il principio di funzionamento su cui si basano tali apparecchiature è il seguente: un fascio di ultrasuoni, emesso da una sonda, si propaga con direzione pressoché rettilinea entro la zona del corpo in esame; qui, a ogni modificazione dell'impedenza acustica dei tessuti che corrisponde a una differenza strutturale tra gli stessi, subisce una riflessione. L'onda di ritorno o “eco”, captata dalla sonda, che funge anche da ricevitore, viene trasformata in impulso elettrico e quindi “tradotta” in un segnale luminoso sullo schermo di un oscilloscopio. L'ecografia si è diffusa in molti settori della medicina e attualmente molte delle branche specialistiche si servono degli ultrasuoni in diagnostica. Il vantaggio è considerevole per diversi motivi: minimo disagio per il paziente, facile esecuzione dell'esame anche in soggetti in gravi condizioni; ampia gamma di informazioni desumibili dalla metodica. Un forte impulso alla diagnostica per immagini è stato dato dai mezzi di contrasto per ecografia. Il più recente, per esempio, consiste in minute bolle grandi appena qualche micron, contenenti un gas inerte e rivestite di fosfolipidi, capaci di rendere visibile anche il sangue che scorre nei capillari durante l'esame ecografico. Una volta iniettate per via endovenosa nel circolo sanguigno, possono essere seguite come fossero i globuli rossi fino al loro arrivo nei vasi più piccoli. L'uso di tale mezzo di contrasto rappresenta un notevole passo avanti in ambito diagnostico, poiché il sangue, non arricchito da un mezzo di contrasto, passa pressoché inosservato all'esame ecografico. Le microbolle colpite dal fascio di ultrasuoni, emessi da una sonda ecografica, vibrano ed emettono dei suoni propri molto specifici e separabili da quelli dei tessuti circostanti. In altre parole producono un forte incremento del segnale proveniente dal circolo sanguigno. Rispetto alle microbolle contenenti aria dei precedenti mezzi di contrasto, queste ultime sono più robuste e non si rompono con facilità sotto l'azione della pressione sanguigna, consentendo di effettuare e di ripetere esami che richiedono fino a 7 minuti di tempo per essere eseguiti. Trascorso questo periodo si dissolvono all'interno del torrente circolatorio. Il gas racchiuso nelle bolle viene espirato con l'aria e i costituenti del guscio metabolizzati come normali fosfolipidi. Questo mezzo di contrasto offre inoltre un'elevata accuratezza diagnostica per le malattie cardiovascolari e l'ictus ed è di grande utilità anche nella diagnosi dei tumori. Permette, infatti, di verificare se la vascolarizzazione di una massa sospetta è normale o si riferisce a una lesione maligna anche molto piccola, dell'ordine di 2-3 cm. L'organo più indagato con questa metodica è il fegato. Fra le applicazioni dell'ecografia vi sono per esempio la cardiologia (ecocardiografia), l'ostetricia e la ginecologia, l'oculistica e l'oncologia. L'ecocardiografia si effettua collocando la sonda ultrasonora sulla parte toracica del paziente e muovendola in modo da modificare l'angolo di incidenza con cui gli ultrasuoni vengono inviati al torace; è così possibile scandagliare il cuore nelle sue diverse strutture, desumendone una valutazione sia anatomico-quantitativa sia dinamica. In ostetricia gli ultrasuoni sono comunemente usati per rilevare il battito cardiaco fetale, il tono muscolare del feto e i suoi movimenti respiratori; per porre le diagnosi differenziali di gravidanza; per valutare la presentazione del feto laddove vi sia una certa difficoltà alla palpazione; per eseguire una valutazione biomedica del feto, che consiste nel misurare la circonferenza del cranio e dell'addome, la lunghezza del femore e il diametro trasverso del cervelletto e una valutazione morfologica. In oculistica l'ecografia trova applicazione sia da un punto di vista diagnostico sia biometrico (cioè per l'esatta misurazione dei difetti della vista). In oncologia, l'ecografia consente di valutare alterazioni in tessuti profondi, di ricercare eventuali metastasi sospette, di individuare tumori molli in organi di difficile valutazione radiologica. L'ecografia è inoltre ampiamente utilizzata nello studio degli organi interni (fegato, reni, vescica, pancreas, ecc.), della tiroide e della patologia osteo-articolare (per esempio, per la diagnosi di lussazione congenita dell'anca).