disfagìa

sf. [sec. XIX; dis-+-fagia]. Termine generico che indica anomalie dell'atto del mangiare, riferito più frequentemente a un disturbo della deglutizione qualunque siano la causa e il livello dell'ostacolo. Si tratta di una sensazione soggettiva di ostacolo alla progressione del bolo alimentare dal faringe allo stomaco. Le cause più comuni sono la stenosi esofagea, la presenza di diverticoli esofagei, l'ulcera dell'esofago; inoltre, possono verificarsi altre disfagie di tipo nervoso (disfagia isterica, da spasmo della muscolatura faringea, da paralisi bulbare, ecc.). Si distinguono una disfagia pre-esofagea e una disfagia esofagea. La disfagia pre-esofagea consiste nella difficoltà alla discesa del cibo dall'orofaringe all'esofago come in corso di patologie neurologiche o muscolo-scheletriche che interessano i tessuti in prossimità dell'esofago. La disfagia esofagea può essere dovuta a malattie ostruttive (neoplasie, stenosi peptiche, restringimenti anulari) e in tal caso si ha disfagia soprattutto per i solidi. La disfagia lusoria è dovuta alla compressione dell'esofago da parte di una malformazione dell'arco aortico o di un cuore particolarmente ingrossato. La disfagia paradossa è una disfagia che compare per i piccoli bocconi, mentre non è presente per i grandi ed è tipica in caso di ernia iatale.

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