cromatìdio
sm. [dal greco chroma-atos, colore]. In citologia classica, ciascuna delle due subunità di cui risulta costituito un cromosoma, che insieme prendono il nome di cromatidi fratelli, dopo la duplicazione del DNA. Infatti prima di questa fase, in particolare nella telofasemitotica, essendo il materiale genetico in singola copia, ogni cromosoma è formato da un singolo cromatidio. I cromatidi non possono essere visualizzati in un nucleo all'interfase, in quanto il DNA risulta disperso nella sua forma di cromatina; solo quando la cellula entra nella fase di divisione, sia per mitosi sia per meiosi, i singoli cromatidi si condensano fortemente e possono essere distinti al microscopio come bastoncini intensamente colorabili. Col procedere della condensazione, ogni cromatidio si accorcia e si ispessisce, attraverso un processo di spiralizzazione che lo porta progressivamente ad assumere un diametro che va da 2500 a 5000 Å. Nel modello mononemico dei cromosomi, il cromatidio s'identifica praticamente con il cromonema dei microscopisti ottici. Infatti, come questo, si presenta con l'aspetto di una singola doppia elica di cromatina formante una spirale, che assume la forma di una fibra ripiegata sia trasversalmente sia longitudinalmente. In una cellula mitotica le caratteristiche di ciascuna coppia di cromatidi sono specifiche e, insieme alla localizzazione del centromero permettono la costruzione del cariotipo.