cloropromazina o clorpromazina
sf. Psicofarmaco che costituisce il capostipite del gruppo delle fenotiazine. Per le sue vaste e molteplici applicazioni terapeutiche la cloropromazina figura tra i più importanti medicamenti psicotropi. Sotto il profilo storico, la sintesi della cloropromazina e la sua successiva introduzione in medicina (1953) hanno segnato delle tappe fondamentali nella terapia farmacologica delle malattie mentali. Nell'uomo gli effetti sul sistema nervoso centrale prodotti dalla somministrazione di cloropromazina costituiscono la cosiddetta “sindrome analettica”, caratterizzata da depressione dell'attività psicomotoria, alterazioni del comportamento emozionale e affettivo, rallentamento dei riflessi condizionati, riduzione del grado di vigilanza e di attenzione. L'azione tranquillizzante che scaturisce da queste attività psicofarmacologiche viene sfruttata nella terapia delle psicosi, nella schizofrenia, negli stati ansiosi associati a psicopatie di varia natura, nelle turbe caratteriali dell'età senile. Il farmaco viene anche adoperato come antiemetico e nella medicazione preanestetica. I più comuni effetti collaterali della cloropromazina sono ipotensione, manifestazioni allergiche, ittero, alterazioni del quadro ematico, pigmentazione della pelle.