antiemètico o antemètico
agg. e sm. (pl. m. -ci) [anti-2+emetico]. Farmaco impiegato nel trattamento sintomatico del vomito e della nausea. Gli antiemetici sono indicati nelle chinetosi, nelle nausee postoperatorie e nelle sindromi emetiche di natura psichica ed emozionale. In pratica il controllo farmacologico del vomito può essere realizzato con farmaci sia specifici sia aspecifici. Gli antiemetici aspecifici comprendono: sostanze che attenuano l'intensità degli stimoli emetici nello stomaco (caolino, resine a scambio ionico, sottocarbonato di bismuto); farmaci che combattono processi morbosi locali che danno origine a manifestazioni di vomito (farmaci cardioattivi, miolitici, antispastici, antibiotici, ecc.). Gli antiemetici specifici sono sostanze neurodeprimenti, attive soprattutto sui centri nervosi interessati nel riflesso del vomito. Alcuni di tali composti hanno esclusivamente azione antiemetica, come la trimetobenzamide. In altri l'effetto antiemetico è secondario ad altre azioni più conclamate. Ciò vale per la scopolamina e per altri anticolinergici, per vari antistaminici (ciclizina, meclizina) e per alcuni farmaci tranquillizzanti (cloropromazina, trifluperazina, perfenazina).