cicòria
sf. [sec. XIV; dal greco kichóreia]. Nome comune usato per indicare l'erbacea perenne Cichorium intybus della famiglia Composite (Asteracee) spontanea nei luoghi erbosi incolti e asciutti dell'Europa, dell'Asia temperata e dell'Africa settentrionale. È una pianta laticifera dalla radice a fittone con caule eretto assai ramificato e lungo fino a 1 m, un po' ruvido, che porta foglie, tomentose sulla pagina dorsale, di forma assai variabile: quelle basali a rosetta, piuttosto grandi, picciolate, dentate o frastagliate, le caulinari sessili, lanceolate, intere. Ha capolini in parte ascellari e in parte terminali di un bell'azzurro, ligulati, dalla breve durata e frutti ad achenio. Le radici e le foglie, fresche o in decotto, hanno proprietà amaro-stomachiche, diuretiche e antitiroidee. Tutte le parti della pianta contengono un latice amaro più o meno presente anche nelle varie entità coltivate come insalate, fra le quali le più importanti sono la cicoria da foglia, la cicoria belga e la cicoria da radice, indistintamente chiamate anche col nome di radicchi. La cicoria è una pianta rustica, poco esigente in quanto a clima e terreno; le numerose varietà da foglia prediligono i terreni freschi e asciutti, profondamente lavorati e ben concimati: si ottengono getti colorati a seconda delle varietà (cicoria trevigiana, rossa di Verona, variegata di Castelfranco, ecc.). Per la cicoria belga, a foglie serrate con apice color giallo paglierino, occorre tener conto di alcune esigenze ortensi a essa particolari, e così pure per la cicoria da radice, coltivata per le radici, di color bianco e di sapore amarognolo, fusiformi, che generalmente si consumano cotte. Mediante torrefazione esse forniscono un prodotto usato come succedaneo del caffè, detto del pari cicoria, che come tale è colpito da imposta di fabbricazione.
Cicoria. Caule e fiori di Cichorium intybus.
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