caldèo
Indiceagg. e sm. [sec. XIII; dal latino Chaldaeus, greco Chaldâios].
1) Proprio della Caldea; appartenente ai Caldei e, per estensione, ai Babilonesi: popolo caldeo; civiltà caldea; la lingua dei Caldei.
2) Seguace dell'eresia di Nestorio, anche quelli successivamente riuniti alla Chiesa di Roma: A) Cristiani caldei, denominazione dei cristiani separatisi dalle chiese orientali nestoriane e aderenti al cattolicesimo, da cui si distinguono tuttavia per differenze d'ordine cultuo-rituale. I primi caldei nestoriani ritornati al cattolicesimo appartenevano alla diocesi di Amida: si convertirono assieme al loro vescovo Giovanni Sulāqā nel 1552, ma i loro discendenti ritornarono al nestorianesimo nel 1692, a eccezione di uno sparuto gruppo che si conservò e riuscì anche a fare proseliti con l'aiuto dei missionari cappuccini; nel 1672 si era convertito anche il vescovo nestoriano Giuseppe, ottenendo il titolo di patriarca. Altri tentativi di unione con la Chiesa di Roma culminarono con la sottoscrizione della professione di fede cattolica da parte del patriarca Elia XII nel 1771. Dopo tortuose contese fra i cristiani caldei di Amida (Diyarbakir) e quelli del patriarcato di Babilonia, nel 1834 Giovanni Hormez, arcivescovo di Mosul, fu riconosciuto unico patriarca di tutti i caldei e diede inizio alla serie dei patriarchi di Babilonia, che continua tuttora. La residenza del patriarcato è a Mosul. I cristiani caldei sono concentrati specialmente nell'Iraq, dove contano 6 diocesi; altri gruppi minori si trovano in Turchia e nell'Iran (con sedi arcivescovili) e inoltre in Siria, nel Libano, in Egitto, in Palestina e negli Stati Uniti. I loro monaci sono tutti raccolti nella congregazione di Sant'Ormisda. B) Rito caldeo, rito praticato probabilmente fin dai primi secoli del cristianesimo nella città aramaica di Edessa e diffusosi poi fra i cristiani nestoriani convertiti al cattolicesimo. Le prime notizie risalgono al 410. Il grande ordinatore del rito caldeo fu il katolicós Išō'jahb III (647-657), autore del libro del coro (Ḥudrā). Dopo di lui si ebbero solo un rinnovo dai testi e un arricchimento dell'innografia. Lingua usata dai cristiani caldei è il siriaco. Particolarità del rito sono: nella Santa Messa l'inno del santuario, la preparazione delle offerte, due lezioni tratte dalla Legge e dai Profeti, la benedizione dei catecumeni e l'invito a lasciare la chiesa prima dell'inizio del sacrificio vero e proprio; l'inno dei misteri, cantato dal coro; l'invito del diacono a “darsi la pace” e a pregare; la recita del Pater Noster da parte dei fedeli. L'ordinazione è unificata in un solo rito. L'Ufficio Divino è composto solamente da tre parti: Vespro, Notturno e Mattutino. L'anno liturgico è diviso in periodi di circa sette settimane ciascuno. Poche sono le feste dei santi, chiamate memorie e tutte celebrate a data fissa.