alluminotermìa

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sf. [da alluminio+-termia]. Particolare processo metallo-termico con cui si ottiene un metallo da un suo ossido mediante riduzione con alluminio, secondo la seguente reazione:

l'alluminotermia si realizza quando l'alluminio ha maggior affinità chimica per l'ossigeno del metallo che si vuole estrarre e, una volta innescata, procede esotermicamente ad alta temperatura. È importante che nel corso della reazione lo sviluppo di calore sia appropriato, cioè non eccessivo (per evitare un decorso esplosivo della reazione stessa), ma sufficiente a scaldare i materiali, portarli a fusione e permettere la decantazione del bagno metallico dalla scoria. A tal fine vengono effettuate opportune aggiunte di sostanze moderatrici e come agente riduttore non si usa solo l'alluminio commercialmente puro, ma anche le sue leghe alluminio-silicio, alluminio-calcio, ecc. L'alluminotermia ha due principali applicazioni: l'ottenimento di un metallo o una lega e la produzione di elevate temperature. Nel primo caso viene usata per ottenere: cromo metallico (usando una miscela di triossido di cromo, Cr₂O₃, contenente il 10% circa di triossido di cromo, CrO₃); la lega ferro-molibdeno a partire dalla molibdenite; il manganese e le leghe ferro-manganese ad altissimo titolo e completamente decarburate; le leghe ferro-titanio decarburate e quelle ferro-vanadio. Nel secondo caso il processo alluminotermico è utilizzato per saldare parti metalliche direttamente in cantiere, sfruttando il calore sviluppato dalla reazione dell'ossido di ferro con alluminio intimamente a contatto in una miscela denominata commercialmente “termite”.

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