alchìdico
agg. (pl. m. -ci) [sec. XX; dall'inglese alkyd, di alky(l), alchile, e (aci)d, acido]. Le resine alchidiche sono i poliesteri termoindurenti che si ottengono dalla reazione tra alcoli poliossidrilici (glicerina e pentaeritrite), acidi polibasici (acido isoftalico e ftalico), acidi grassi (acido pelargonico, acidi grassi del sego) e oli (olio di cocco, di pesce, di soia) cui si addizionano modificanti per impartire specifiche caratteristiche (isocianati, siliconi, esteri, fenolici, ecc.). Le più note sono le resine gliceroftaliche eventualmente modificate con l'introduzione di prodotti resinosi (miscele di acidi terpenici e componenti non acidi) e parziale sostituzione dell'acido ftalico. I diversi processi di preparazione industriale sono classificati in base al sistema seguito per asportare l'acqua formatasi durante la policondensazione. Nei processi a fusione questo si ottiene collegando l'autoclave a una canalizzazione del vuoto, in altri processi (a solvente), in autoclave è fatto circolare un solvente che, formando una miscela azeotropica con l'acqua, la trascina all'esterno. Le resine alchidiche sono prevalentemente utilizzate come resine basi, pigmentate e non, di vernici atte al rivestimento di ogni tipo di substrato. Commercialmente tali vernici hanno diverse denominazioni classificabili in quattro grandi classi a seconda della percentuale dell'olio: resine alchidiche a corto olio, al 30-45% d'olio, sono usate come plastificanti, vernici da sottofondo o per verniciatura a fuoco di auto e superfici metalliche in genere; resine alchidiche a medio olio, contenenti il 46-55% d'olio, sono le più versatili perché applicabili sia con pennello sia a rullo o a spruzzo; resine alchidiche a lungo olio, contenenti il 56-70% d'olio, caratterizzate dall'elevata resistenza all'invecchiamento e quindi utilizzate per vernici marine, smalti architettonici, ecc.; resine alchidiche a lunghissimo olio, contenenti più del 70% d'olio, usate per inchiostri da stampa e vernici per esterni sia per legno sia per metallo.