Vigny, Alfred de-
poeta francese (Loches Touraine 1797-Parigi 1863). Studente all'École polytechnique, nel 1814, al momento della Restaurazione della monarchia, come conte legato all'antica storia di Francia preferì la nomina a sottotenente; ma, coi Cento giorni e la successiva vita della seconda Restaurazione, il grigiore della vita di guarnigione lo disilluse appieno. Si dimise nel 1827 col grado di capitano. Di quella esperienza e dei ricordi connessi con la più recente storia si valse in un celebre libro, Servitude et grandeur militaires (1835; Servitù e grandezza militari). La meditazione dei gravi problemi politici contemporanei e specialmente l'esame dell'angosciosa natura dell'uomo nel cosmo lo spinsero alla poesia nel momento in cui il romanticismo stava rinnovando spiriti e forme della letteratura. Nel 1820 aveva conosciuto V. Hugo e pubblicato versi sul Conservateur littéraire. Prediligeva J. Milton, A. M. Chénier, G. Byron. Alcune sue liriche erano molto suggestive per acutezza di riflessioni. Nella scia del romanzo storico pubblicò Cinq-Mars (1827), storia di una congiura contro A. Richelieu, considerato solo come un politico ambizioso. La raccolta dei Poèmes antiques et modernes (1822 e riedizioni aumentate; Poemi antichi e moderni) conferma la schiettezza dell'artista e la sua pessimistica visione del mondo. Con l'esilio di Carlo X ma anche col regno di Luigi Filippo e poi coi successivi avvenimenti, Vigny sentì scossa la sua fede politica e si chiuse sempre più in una tormentosa angoscia. L'arte non è che dolore in ogni tempo, come proclama nei racconti di Stello (1832) e nel dramma Chatterton (rappresentato nel 1835) che ne deriva. Opere teatrali varie attestano il suo interesse per le lettere, ma solo nella postuma raccolta di versi Les destinées - Poèmes philosophiques (1864; I destini - Poemi filosofici) Vigny diede nuovamente la misura del suo ingegno di poeta, fra i maggiori del secolo.
Alfred de Vigny in un ritratto d'anonimo (Parigi, Musée Carnavalet).
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