Védova, Emìlio

pittore italiano (Venezia, 1919-2006). Iniziatosi alla pittura da autodidatta, dal 1942 fece parte del “gruppo di Corrente”; al 1943-45 risale il suo Diario di vita partigiana, album di disegni e tempere. Nel 1946 aderì al gruppo della “Nuova secessione”, quindi al “ Fronte Nuovo delle Arti” passando poi, nel 1952-53, al Gruppo degli Otto. Ruppe con la pittura figurativa e dopo esperienze di collages, iniziò composizioni geometriche nere secondo una libera e originale interpretazione del cubismo (Europa 1950, Venezia, Museo d'Arte Moderna-Ca' Pesaro). Oltre un'intensa attività incisoria, Vedova ha svolto nuove sperimentazioni pittoriche di netto orientamento espressionista, attraverso le quali è giunto all'informale, secondo una pittura gestuale determinata dall'esigenza di volgere a nuove espressioni la vitalità e la continuità del suo originale grafismo. Da esperienze di forme e di movimento proprie del teatro, nascono i “plurimi” (composizioni di pannelli lignei totalmente dipinti) mediante i quali instaura rapporti nuovi con lo spazio circostante e afferma così valori propri dell'opera a tre dimensioni. La sua attività sembra segnata dalla ricerca incessante di nuove sperimentazioni, nell'ambito delle quali si ricordano le realizzazioni degli "interventi-luce ", ideati per la rappresentazione del Prometeo di Luigi Nono nella ex chiesa di San Lorenzo a Venezia (1984), e dei "Monotipi" (1990). Nel 1997 la giuria della XLVII Esposizione Internazionale dell'Arte della Biennale di Venezia ha reso omaggio alla carriera dell'artista con il Leone d'oro.

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