Stoddart, James Fraser
Chimico britannico (Edinburgo, 1942). È considerato uno dei pionieri nell’uso delle architetture molecolari meccanicamente interconnesse per creare sistemi nanomeccanici; il suo lavoro è una sintesi tra autoassemblaggio molecolare (approccio bottom-up) e litografia e microfabbricazione (approccio top-down). Nel 1964 consegue il Bachelor of Science all’Università di Edinburgo, cui segue nel 1967 il dottorato di ricerca; quello stesso anno frequenta la Queen’s University di Kingston (Canada) per un post-dottorato del National Research Council. Nel 1970 è all’Università di Sheffield per un progetto finanziato dalla Imperial Chemical Industries (ICI). Nel 1978 è Visiting Fellow alla UCLA di Los Angeles. Nel 1980 per le sue ricerche in stereochimica è Doctor of Science all’Università di Edinburgo. Dal 1982 è lettore all’Università di Sheffield. Tra il 1990 e il 1997 è professore ordinario di Chimica alla Università di Birmingham (dove dal 1993 dirige la scuola di Chimica). Nel 1997 si trasferisce alla UCLA. Nel 2002 è co-direttore del California NanoSystems Institute. Nel 2008 è professore di Chimica alla Northwestern University e dal 2017 alla University of New South Wales. Nel 2008 è insignito della Medaglia Davy della Royal Society. Stoddart ha aperto un nuovo campo della chimica organica le cui caratteristiche sono i legami meccanici, il riconoscimento molecolare, i processi di autoassemblaggio per sintesi dirette meccanicamente interconnesse, interruttori molecolari e motori molecolari. Questi progressi hanno costituito la base dei campi dei dispositivi nanoelettronici, dei sistemi nanoelettromeccanici e delle macchine molecolari. Uno dei suoi contributi più significativi per lo sviluppo di architetture molecolari meccanicamente interconnesse - come rotaxani e catenani - è stata la creazione di protocolli sintetici efficienti basati sul legame del cyclobis (paraquat-p-fenilene). Il gruppo di ricerca guidato da Stoddart ha effettuato la sintesi di un’architettura molecolare avanzata meccanicamente interconnessa attraverso l'uso della chimica covalente dinamica. Nel 2016 con Jean-Pierre Sauvage e Bernard Feringa è insignito del Premio Nobel per la Chimica per la progettazione e la sintesi di macchine molecolari.