Sàtire (Ariosto)
opera di Ludovico Ariosto, pubblicata postuma nel 1534. Composte in terzine tra il 1517 e il 1525, le sette satire non furono stampate dall'autore perché troppo pregne di allusioni polemiche e di risentimenti personali. L'Ariosto rivive nelle Satire i momenti più decisivi della sua vita: il rifiuto di seguire il cardinale Ippolito d'Este in Ungheria (I); le amare esperienze a contatto con la curia romana (II); la scelta di una vita quieta e tranquilla e di una buona moglie (III); le noie del governatorato in Garfagnana (IV); il rifiuto del posto di ambasciatore presso Clemente VII (VII). A uno scopo pratico sono rivolte solo le satire V (consigli al cugino Annibale Malaguzzi sulla scelta della moglie e sulla vita matrimoniale) e VI (la ricerca di un buon insegnante di greco per il figlio Virginio). Il tono conversativo delle Satire ricorda l'Orazio delle Epistulae (Epistole), ma la presenza di espressioni dantesche mostra che il motivo ispiratore delle Satire è da ricercare nella polemica pungente con le varie forme cortigiane di arrivismo e di ambizione.